Arezzo, 1 maggio 2016 - Con ironia. E' così che l'hanno presa, postando faccine sorridenti ed emoticons che muoiono letteralmente dal ridere sui social network. Sono i primi destinatari aretini delle famose buste arancioni dell’Inps. Che appena sono state recapitate nelle cassette della posta, sono finite fotografate su Facebook per condividere con amici e conoscenti la triste realtà. In effetti c’è poco da sorridere, viste le date in cui si comunica ai giovani contribuenti l’anno presunto di pensionamento. Un futuro così lontano da non sembrare vero. 2049, 2054, 2060. A seconda dell’età del cittadino e degli anni di contributi. E la lettera indica in tutti i casi sia la data della presunta pensione di vecchiaia, che la proiezione di un’eventuale pensione anticipata, con tanto di cifre. E giù i commenti sarcastici: «Ci arrivo sicuro...», o «Mancano solo 38 anni, se ti accontenti di quella anticipata...», «Tanto non ci spero eh», «Auguri», «Aspetta e spera» e l’ironico «Ci sei quasi» a chi mancano giusto 50 anni alla data del pensionamento.
«Non ho fretta» scrive un altro e un amico risponde: «a me non è arrivata ma tanto non dovrei aver fretta di saperlo, almeno per un altra 40ina d’anni posso restare anche all’oscuro». C’è sarcasmo e rassegnazione tra i giovani dopo che è partita l’operazione «busta arancione». L’Inps sta inviando le prime 150 mila lettere ad altrettanti lavoratori con l’estratto conto dei contributi, l’età alla quale si potrà andare in pensione e la simulazione di quanto si prenderà. Obiettivo dell’istituto è inviare 7 milioni di buste ad altrettanti lavoratori che non hanno chiesto il pin per accedere direttamente al simulatore on line dell’Inps. Così anche i più restii a occuparsene (soprattutto i giovani) prenderanno lor malgrado visto le date di pensionamento, coscienza di un futuro dove si andrà in pensione più tardi e con un assegno più leggero in rapporto alla retribuzione di quello cui erano abituati i nostri genitori. Non solo. Di norma le simulazioni dell’Inps saranno ottimistiche, perché basate sulla continuità contributiva e su un’ipotesi di crescita annua del Pil e della retribuzione dell’1,5%. Sarà bene, quindi, andare sul sito dell’istituto e farsi delle simulazioni sotto ipotesi più prudenti. Molti, purtroppo, concluderanno che la loro pensione rischia di essere insufficiente. Servirebbe allora la previdenza integrativa, che però chi ha un basso stipendio non può pagarsi. Una dimostrazione in più che per avere domani una buona pensione è necessario oggi un buon lavoro. «Auguri» come diceva uno dei post.