REDAZIONE AREZZO

Giovane violentata: caccia al pusher stupratore, identikit dalla vittima. Bufera politica

Ricoverata in codice rosa in ospedale racconta la sua odissea. La ragazza ha raccontato di essersi fermata per la notte volontariamente. In casa erano in tre oltre a lei, due uomini e una donna. Uno l'ha aggredita in camera, gli altri due erano in altre stanze.

Polizia(Foto archivio)

Polizia(Foto archivio)

Arezzo, 20 giugno 2016 - Lo cercano in forze. Continua la caccia della squadra mobile al pusher magrebino inchiodato dal racconto della giovane che ha violentato. Violentata in un casolare della Valdichiana. La trentenne avrebbe identificato il suo stupratore agli inquirenti con una certa precisione: un immigrato anche lui giovane che dalle verifiche risulterebbe con regolare permesso di soggiorno e un nome ed un cognome certi, non la solita sfilza di alias che spesso rendono difficile il lavoro di chi indaga.

Non si sa se abbia anche un lavoro regolare, di certo fa pure lo spacciatore e sarebbe quello (o uno di quelli) che hanno attirato la giovane (tossicodipendente) nel casolare con la promessa di farle trovare la droga. Non solo dunque un’altra storia di drammatica violenza nei confronti delle donne in questa primavera che ha visto già troppi stupri e persino omicidi, ma anche una vicenda che nasce in un mondo degradato. Il che, sia chiaro, non rende meno grave quanto è successo. Non vale, non può valere la regola del se lo è andato a cercare.

Sequestrata, segregata e violentata nella zona di Monte San Savino. Un'altra donna vittima di una violenza cieca e selvaggia.

Stavolta nel mirino è finita una trentenne, ricoverata al San Donato e passata attraverso la procedura del codice rosa. Ore, forse un'intera notte di inferno, della quale i medici avrebbero trovato conferme dalla visita alla quale la ragazza è stata sottoposta.

La ragazza ha raccontato di essersi fermata per la notte volontariamente. In casa erano in tre oltre a lei, due uomini e una donna. Sucessivamente l'ha aggredita in camera uno dei tre, magrebino, mentre gli altri due erano in altre stanze. La posizione di questi ultimi dunque si starebbe alleggerendo, ma sul loro ruolo di continua a indagare.

Al centro del lavoro della polizia e del Pm Alessandra Falcone, invece, il comportamento del magrebino presunto stupratore. Ma per ora non c'è ancora un'identificazione ufficiale, anche se gli inquirenti saprebbero chi è o sarebbero vicini ad arrivarci. Per il poco che trapela dietro questa ennesima storia di violenza sulle donne ci sarebbe una situazione di grave disagio.

Il caso è finito immediatamente sotto la lente della squadra mobile della polizia, una cui sezione è specializzata proprio su qesto tipo di violenze.  Del racconto della trentenne, ovviamente, è stata informata anche la Procura, dove è allestito un pool che si occupa dei reati sessuali

LA POLEMICA POLITICA - Sulla vicenda Matteo Salvini ha scritto un post al vetriolo su Facebook: "Una ragazza è stata sequestrata e violentata per una notte in un casolare della Valdichiana da tre immigrati nordafricani. Tre "risorse" boldriniane da castrare, chimicamente. Forse dovevo nascondere la notizia, sennò mi dicono 'sciacallo'...". La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha replicato così su repubblica.it: "Le parole di Matteo Salvini non meritano commenti, ma nel ricordo di Jo Cox, e avendo ancora in mente il commovente appello di suo marito contro l'odio che troppo spesso, come e' evidente anche da noi, sta inquinando il dibattito politico, replico con la lettera che ho inviato a Jeremy Corbyn, leader del Partito Laburista".