REDAZIONE AREZZO

Coldiretti in campo per un deciso rilancio della zootecnia aretina

Dei 480 allevamenti di chianina presenti in Toscana, ben 154, poco meno di un terzo dell’intera regione, sono nell’aretino

Chianina

Chianina

Arezzo, 28 aprile 2106 - Obbiettivo un grande rilancio della zootecnia aretina e quindi della carne chianina per affrontare anche i mercati internazionali. E’ un dato di fatto questa carne tipica toscana piace, viene richiesta e cercata e trova impieghi ormai perfino negli hamburger di qualità. Se a questo si aggiunge che Arezzo è leader della produzione di chianina in Toscana lo scenario è delineato. “Ma questa situazione - spiega il presidente di Coldiretti Toscana e Arezzo Tulio Marcelli - fa si che sia necessario, per far fronte alla grande richiesta, un rilancio produttivo e anche di valorizzazione piena delle potenzialità dell’eccellenza della carne aretina, che per la chianina è presente soprattutto a Sestino, un’area produttiva decisiva che dobbiamo rilanciare alla grande anche con una forte campagna di comunicazione, di azioni ed eventi che è allo studio.

Coldiretti Arezzo è impegnatissima per una tutela e un sostegno ancora maggiore per gli allevatori della zona. Le carni nostrane sono più sane, perché magre, non trattate con ormoni ed ottenute nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione che assicurano il benessere e la qualità dell'alimentazione degli animali. Occorre altresì – conclude Marcelli - mettere i consumatori nella condizione di effettuare le scelte in modo consapevole sapendo con certezza quello che acquistano: è in questo senso che ormai da anni ci si batte per la etichettatura obbligatoria di tutti i prodotti alimentari”. Proprio a Sestino, allora, Coldiretti Arezzo, insieme all’Associazione Allevatori, ha organizzato recentemente un partecipatissimo incontro con gli allevatori del territorio per parlare di zootecnia e degli allevamenti di chianina. All’incontro oltre al direttore della federazione aretinaRossi, erano presenti presidente e direttore di ARAT, Roberto Nocentini e Claudio Massaro. Per dare un quadro del settore produttivo, i dati forniti dall’Ara, l’associazione regionale allevatori, affermano che dei 480 allevamenti di chianina presenti in Toscana, ben 154, poco meno di un terzo quindi dell’intera regione, sono nell’aretino e per la maggior parte proprio nella zone di Sestino, per una presenza di circa 2.650 vacche fattrici sul nostro territorio. Una potente “macchina produttiva”, che però non riesce a far fronte pienamente alle forti richieste del mercato.

Dall’incontro è emerso con forza – anche dai rappresentanti dell’Ara regionale, che la richiesta di carne chianina Igp è sempre maggiore, per cui sarebbe opportuno anche un forte rilancio, oltre che produttivo, anche di ricerca per ottimizzare dal punto di vista della genetica la produzione di questa carne speciale. Tutto questo passa dal rilancio del Centro Genetico di Ponte a Presale, frazione del comune di Sestino, che adesso lavora al di sotto delle sue grandi potenzialità, e che, se reso maggiormente efficace nella sua azione appunto, potrebbe consentire ulteriori passi avanti. “Per questo - aggiunge il direttore Rossi - siamo impegnati con gli allevatori in una grande operazione di rilancio del settore, alla conquista di nuovi mercati, che guardino oltre la semplice grande distribuzione ma puntino fortemente all’estero con la qualità sempre più elevata. Per questo stiamo mettendo in campo, assieme all’Arat, una serie di iniziative che daranno ulteriore grande visibilità al lavoro degli allevatori aretini e di Sestino in particolare.

Non dobbiamo dimenticarci che le produzioni locali si fregiano di alcune caratteristiche peculiari quali: il legame stretto con il territorio, la provenienza certa, continui e severi controlli sanitari, sistemi di allevamento tradizionali che sono certamente apprezzati dai consumatori. Ma non solo, si tratta di imprese che svolgono il loro lavoro in aree marginali di collina e di montagna senza le quali vedremo queste zone abbandonate e in stato di prevedibile degrado anche ambientale. Il ruolo di presidio del territorio svolto da queste imprese è quindi di grande utilità anche in termini di tutela ambientale”.