Arezzo, 18 novembre 2010 - La fuga è finita in un posto senza storia e senza fama dal nome impronunciabile: Roeszke, Ungheria, ben oltre il confine con Bratislava, Slovacchia, e la Repubblica Ceca che aveva appena abbandonato. Arber Hoxhaj, l’assassino di Olmo, il giovane albanese che ha accoltellato a morte Aron Catalin per una questione di racket delle 'lucciole', era nascosto lì, in un appartamento nel quale è andato a scovarlo, praticamente a colpo sicuro, la polizia magiara. Con lui probabilmente c’era la fidanzata-prostituta che per un mese ha condiviso le fatiche e i disagi della latitanza, di una fuga senza fine da Arezzo alla Puglia, dall’Adriatico ai Balcani, fino alla Mitteleuropa.
E chissà se l’Ungheria era l’ultima tappa prima di spiccare il volo verso un altro mondo, come aveva già tentato di fare Kuitim Kodra, il capo di una delle bande dell’Orciolaia, preso dopo che aveva fatto la spola fra l’Italia e Budapest per organizzare l’espatrio in Australia, se invece era un rifugio stabile o addirittura la base di partenza verso un improbabile rientro in Albania.
In questura è un grande giorno, il giorno di un successo che alla Mobile e in tutti gli altri uffici di via Lippi si ricorderanno per un pezzo. Mica capita tutti i giorni di inseguire un assassino latitante per mezza Europa, di ricostruirne pazientemente i movimenti e alla fine di indirizzare la polizia locale, tramite Interpol, verso un obiettivo certo. Il questore Felice Ferlizzi lo festeggia con una conferenza stampa in pompa magna, l’abito blu e la cravatta a pallini delle occasioni felici. Accanto ha tutto lo stato maggiore della questura, più defilati ci sono anche gli uomini della Mobile che hanno lavorato sul campo. Piano piano, incastro per incastro, ne emerge il mosaico della grande fuga, le migliaia di chilometri che Hoxhaj ha percorso per sottrarsi alla cattura. Fatica vana, ma lui, l’assassino braccato, non poteva saperlo.
Il giovane albanese (24 anni) scappa già nella notte del delitto dietro il Trocadero di Olmo, a due passi dalla piazzola che lui e i romeni si contendevano per le loro 'lucciole'. Giusto il tempo di mettere in salvo l’amico Erion Canaliaj, coetaneo, di affidarlo in mani sicure, forse in una casa sicura, e poi via a tutto gas, in macchina, verso la Puglia. La meta è evidente: Hoxhaj prova a tornare in patria, in Albania.
A Brindisi si imbarca per la Grecia, l’ipotesi è che l’abbia fatto a bordo di un camion amico. Ma quando sbarca oltre Adriatico, a Patrasso o Igoumenitza, i due terminal dall’Italia, ecco l’amara sorpresa. Il suo clan in Albania non lo rivuole, gli dice di girare al largo. Al giovane, probabilmente in compagnia della prostituta che lo ha seguito, non resta che cominciare un lungo e tormentato itinerario attraverso i Balcani.
Nel frattempo, però, la Mobile non ne ha mai perso le tracce. Anche perchè Hoxhaj o chi è con lui commette l’ingenuità imperdonabile di non tagliarsi i ponti alle spalle, di continuare a tenere i contatti con chi è rimasto ad Arezzo. Le intercettazioni telefoniche consentono alla polizia di non perdere mai la pista giusta. Vengono interessate le questure di Bari e Brindisi, mentre l’albanese risale passo a passo la penisola balcanica, dalla Grecia alla Serbia, fino ad approdare nell’Europa centrale, in Repubblica Ceca.
E’ qui che finalmente la Mobile si convince di poter piazzare il colpo grosso. Tramite Interpol, viene interessata la polizia locale. Siamo ormai all’inizio della settimana, ma Hoxhaj continua a sgusciare come una biscia. Attraversa un altro paio di confini, prima verso la Slovacchia e poi in Ungheria, dove finalmente viene bloccato a Roeszke. Le prime indiscrezioni infatti parlano di arresto avvenuto nella Repubblica Ceca, mentre in realtà l’albanese si è già nascosto in Ungheria. Forse spera di riavvicinarsi all’Albania, di convincere quelli del suo clan a riprenderselo in patria, dove grazie a protezioni sicure potrebbe finalmente farla finita con questa sua vita da zingaro.
E invece niente, invece sulla preda arrivano i cacciatori. Ora si aspetta che la polizia ungherese consegni l’ormai ex latitante ai colleghi italiani e che Hoxhaj venga ricondotto ad Arezzo, dove lo attende un duplice ordine di custodia cautelare. Per omicidio, quello di Aron Catalin, e tentato omicidio, la coltellata inferta a Dan Niculita, l’unico ferito ufficiale della notte di sangue di Olmo, anche se in realtà, secondo fonti albanesi, pare che pure Canaliaj sia uscito malconcio (un colpo di bastone alla testa) dalla rissa. In corte d’assise, il giovane che ha ucciso Catalin rischia l’ergastolo, con un rito abbreviato dinanzi al Gip almeno trent’anni. A Roetszke non si è conclusa solo una latitanza, è cominciata una galera di cui non si riesce a intuire la fine.
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