Arezzo, 20 dicembre 2010 - Imputato Enzo Dringoli in piedi. Lui, l’assessore ai lavori pubblici e alla manutenzione in queste ore al centro della bufera (politica) per la gestione dell’emergenza neve, si dichiara non colpevole. E comunque chiede almeno le attenuanti, se non altro quelle della fatica e del sacrificio personale.
"Da venerdì all’una quando è caduto il primo fiocco - racconta - torno a casa solo una mezzoretta per mangiare e poi a tarda ora per dormire. Ieri notte sono rientrato all’una e alle cinque ero già in piedi per la prima ricognizione in città". Ma sentiamolo il grande accusato, sentiamo la tre giorni della tempesta perfetta filtrata nel suo racconto. Dringoli, lei è il grande imputato di queste ore. Pensa che sia giusto oppure vuole difendersi?
"Non mi sento assolutamente colpevole. Credo sia stato fatto lo sforzo massimo nei limiti delle nostre possibilità. Ben oltre i precedenti. Ben oltre un anno fa, ben oltre il gennaio 2004, con un’altra amministrazione, quando pure almeno il personale era assai più abbondante. Almeno una trentina di persone che sono state perse e mai sostituite". Il sindaco Fanfani ha chiesto scusa alla città. Lei si associa o ritiene di non avere niente di cui chiedere scusa?
"No, no. Le scuse le faccio anch’io perchè i disagi ci sono stati. Mi rendo conto dell’inadeguatezza della risposta in proporzione alle dimensioni dell’eventi. Allo stesso tempo, però, non credo ci siano state inefficienze nella macchina che mi sono trovato a gestire. I mezzi erano quelli e con quelli non era facile fare di più. E’ stata una situazione assolutamente eccezionale, prevista nei tempi ma non nella misura. Sapevamo che avrebbe nevicato, non sapevamo che avrebbe nevicato così a lungo e così tanto".
Eppure la città è rimasta paralizzata per lunghe ore, soprattutto il venerdì pomeriggio. "Non vuole essere una giustificazione, ma questa nevicata è diversa da quelle del passato. Allora la bufera era sempre arrivata di notte, il che ci aveva dato tempo di organizzare una prima risposta quando la città era ancora addormentata. Stavolta l’evento è arrivato nel momento peggiore, all’una del giorno, all’ora di punta del traffico. E’ successo che si siano creati subito ingorghi nella circolazione un po’ dappertutto e hanno rallentato la macchina dell’emergenza. Tutto il lavoro delle prime ore è andato perso perchè ci ha nevicato sopra. E poi i mezzi spalaneve non riuscivano neppure a passare, bloccati dal traffico. Non per niente, i problemi non li abbiamo avuto solo noi ma anche la Provincia con la sua viabilità".
Ma lei è sicuro di poter dire che voi eravate pronti a intervenire quando ha cominciato a nevicare? "La macchina era in allerta, perchè il meteo era inequivocabile. Il territorio comunale è diviso in aree grossomodo corrispondenti alle frazioni, ognuna ha la sua ditta di riferimento. Sette in tutto, con una cinquantina di uomini, più una ventina di dipendenti comunali. E nelle ore successive, a turni, abbiamo messo in moto altre 8 ditte per gestire un’emergenza eccezionale".
Cos’allora che non ha funzionato, visto che lei stesso ammette una risposta inadeguata?
"Più che altro sono inadeguati i mezzi a nostra disposizione. Ci vorrebbero più finanziamenti e più mezzi. Cercheremo di farlo in futuro, questa nevicata è una lezione, anche se le risorse sono quelle che sono. E poi ci vuole maggiore coordinamento col volontariato, che potrebbe darci una grossa mano. Senza contare che anche i singoli cittadini devono fare da soli. Non è possibile chiedere al Comune di liberare ogni singolo marciapiede e ogni strada vicinale. Solo la rete viaria comunale raggiunge i mille chilometri. Ci sono trenta frazioni e una marea di nuclei minori, anche in collina. E’ impossibile arrivare dappertutto se la gente non ci dà una mano".
E adesso? Le direttrici principali sono quasi libere, ma restano decine di strade e piazze ancora ingombre di neve e ghiaccio. "Intanto, mi faccia dire che già all’alba di sabato le strade principali erano transitabili. Da ieri abbiamo cominciato a muoverci su quelle minori, al Giotto come a Pescaiola, a Tortaia come a Saione".
Quanto ci vorrà per tornare alla normalità? "Penso che possiamo farcelo in altre 48-72 ore, anche se noi i mucchi di neve possiamo solo ammonticchiarli, non scioglierli. Abbiamo già buttato 300 chili di sale e l’equivalente di 12 camion di brecciolino". Agli aretini cosa chiede? "Che anche i singoli si muovano. Con un piccone o una vanga possono darci una grossa mano".
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