Arezzo, 12 aprile 2011 - Chi è Sergio Squarcialupi, 72 anni, manager di lungo corso, abituato a una schiettezza, anche di linguaggio, inusuale nel suo ambiente? Il salvatore della patria orafa, come parrebbe indicare il suo ruolo di cavaliere bianco nel salvataggio UnoAerre, o il protagonista di un clamoroso caso di disastro ambientale (potenziale) da patron della Chimet, come gli imputa il Pm Roberto Rossi in una delle più eclatanti inchieste giudiziarie degli ultimi anni che oggi sfocia in processo? Oppure, terza via, l’una cosa non esclude l’altra, cioè l’uomo che ha rimesso in piedi il gigante dell’oro potrebbe anche essere il responsabile di un inquinamento di grandi dimensioni nella zona di Badia al Pino?

 

Domande per ora, cui stamani non arriveranno risposte se non quelle scontate della vigilia: Squarcialupi che si dichiara innocente e non nasconde i suoi dubbi sulla spettacolarità dei blitz che hanno sostanziato le indagini, mentre il Pm Rossi, pur tacendo, lascia intuire la solidità del suo impianto accusatorio. Quella di oggi, appunto, è solo un’udienza interlocutoria, di smistamento come si dice in gergo, del tipo, per intendersi, della prima giornata del processo Ruby-Berlusconi. La costituzione delle parti, qualche schermaglia procedurale e poi via col rinvio. A dopo l’estate, secondo quanto trapela dal calendario intasato del tribunale, ma è un dopo che potrebbe allungarsi all’autunno avanzato.

 

Mattina senza troppa suspense, insomma, il che non toglie che siamo di fronte al processo del 2011 e a uno dei grandi casi degli ultimi anni, del calibro di Variantopoli e di Eutelia. Per Arezzo ha lo stesso impatto mediatico di un caso Ruby-Rubacuori. Un grande dell’economia locale, uno capace di farsi amare dai suoi dipendenti quanto di farsi poco apprezzare (eufemismo) dai comitati ambientalisti, un personaggio che buca lo schermo (i lettori della «Nazione» lo hanno eletto aretino del 2010, ma subito dietro c’era il suo avversario Roberto Rossi) sotto processo qui non si era mai visto.

 

Il patron non è uno che quando c’è da lottare si defili dietro l’angolo. Stamani, dunque, in aula dovrebbe esserci anche lui. A sentire il presidente Mauro Bilancetti (i giudici a latere sono Piergiorgio Ponticelli e Antonio Picardi, prelevato di peso dal civile per i vuoti della sezione penale) che dichiara aperto il processo in cui gli viene contestato il disastro ambientale nel primo comma dell’articolo 434 del codice penale che lo regola. Sotto forma, cioè, del rischio che l’evento si verificasse e non come fatto consumato. Qualcuno l’ha tradotto nel reato del pericolo di disastro ambientale, ma è una versione maccheronica non contemplata dal codice. La pena, comunque, è un po’ più leggera, fino a 5 anni e non fino a 12.  Squarcialupi è l’imputato più illustre ma non l’unico eccellente dell’udienza. Che vede sotto accusa anche la figlia del patron, Maria Cristina (falso per un’analisi) il sindaco di Civitella Massimiliano Dindalini (omissione d’atti d’ufficio perchè non avrebbe fermato la Chimet dopo un’emissione di diossine), due funzionari dell’Arpat, Carlo Bartoli e Claudio Bondi (ancora omissione d’atti d’ufficio per i presunti ritardi nella comunicazione dello sforamento delle diossine), il dirigente della Provincia Patrizio Lucci (abuso d’ufficio) e il padrone del terreno in cui sarebbero stati stoccati residui tossici.

 

Quasi un parterre de roi, come per gli avvocati. Tra i quali spicca, assieme allo storico legale della Chimet Roberto Alboni, un gigante del diritto quale è Franco Coppi, difensore di Vip come Giulio Andreotti. Il professore romano stamani non ci sarà: si riserva per le udienze vere, quella da battaglia, da settembre in avanti. Ma Alboni potrebbe aprire le ostilità già oggi con qualche eccezione preliminare da fuoco d’artificio. Il Pm Rossi aspetta a piè fermo. Lui è un pubblico ministero abituato aconfrontarsi con i grandi avvocati e i grandi casi (da Variantopoli a Eutelia è tutta roba sua) e soprattutto abituato a vincere. Sarà un grande processo. Venghino signori, venghino, che si alza il sipario.