Arezzo, 11 marzo 2012 - "''Ogni fase della lunga storia dei Camaldolesi ha conosciuto testimoni fedeli del Vangelo". Benedetto XVI il 13 maggio non salirà a Camaldoli. Troppo stretta la giornata per poter toccare tutti i punti caldi della fede aretina. E così Camaldoli è scesa da lui.
Nel pomeriggio l'incontro nella basilica camaldolese di San Gregorio al Celio. Un incontro a tratti storico. Perché proprio in questa occasione i camaldolesi hanno ospitato i vespri celebrati dal Pontefice insieme al primate della chiesa anglicana, l'Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams. Insieme per i mille anni del Sacro Eremo.
"Ogni fase della lunga storia dei camaldolesi ha conosciuto testimoni fedeli del Vangelo, non soltanto nel silenzio del nascondimento e della solitudine e nella vita comune condivisa con i fratelli, ma anche nel servizio umile e generoso verso tutti''. Parole come miele dal Papa, che va oltre, si affaccia in quella foresteria che pure a maggio non visiterà.
''Particolarmente feconda e' stata l'accoglienza offerta dalle foresterie camaldolesi. Ai tempi dell'umanesimo fiorentino le mura di Camaldoli hanno accolto le famose disputationes, alle quali partecipavano grandi umanisti quali Marsilio Ficino e Cristoforo Landino; negli anni drammatici della seconda guerra mondiale, gli stessi chiostri hanno propiziato la nascita del famoso ''Codice di Camaldoli'', una delle fonti più significative della Costituzione della Repubblica Italiana''.
''Non furono meno fecondi - ha continuato ancora il Papa - gli anni del Concilio Vaticano II, durante i quali sono maturate tra i Camaldolesi personalita' di grande valore, che hanno arricchito la Congregazione e la Chiesa e hanno promosso nuovi slanci e insediamenti negli Stati Uniti d'America, in Tanzania, in India e in Brasile. In tutto questo, era garanzia di fecondita' il sostegno di monaci e monache che accompagnavano le nuove fondazioni con la preghiera costante, vissuta nel profondo della loro 'reclusione', qualche volta fino all'eroismo''.
Per Camaldoli ha parlato padre Innocenzo Gargano, superiore della Basilica di San Gregorio. "Nel 1012 non era molto facile attraversare gli Appennini. San Romualdo, che e' di origine ravennate, per venire verso Roma, doveva attraversare questa catena montuosa, piu' o meno vicino al Monte Falterona. L'Eremo di Camaldoli si trovava, di fatto, al confine tra l'impero bizantino di una volta, e cio' che stava diventando ormai l'Italia dei comuni, poi delle signorie, etc...''.
''Possiamo dire - ha spiegato ancora - che Camaldoli ha respirato, in qualche modo, con due polmoni: un polmone che veniva da Ravenna, quindi la tradizione bizantina, e un polmone che veniva da Roma. E da allora, i camaldolesi sono stati sempre un po' come una specie di 'comunita' sulla soglia'. San Romualdo arrivo' fino a Budapest, poi torno' indietro; i suoi discepoli proseguirono, andarono avanti.
Per cui i primi nostri santi, i primi nostri martiri camaldolesi, o discepoli di San Romualdo, sono persone che sono state martirizzate nei territori della Polonia, dell'Ucraina dell'Est, della Svezia e tutta la penisola scandinava''.
''Il Consiglio Vaticano II ci ha trovati preparati perche' questi laici, che durante il periodo fascista erano stati portati a Camaldoli da monsignor Montini, che poi sarebbe divenuto Paolo VI - ha raccontato ancora padre Gargano - contribuirono moltissimo a risvegliare un pochino le menti di Camaldoli, aprendoli alla modernita' e quindi a sollecitarli ad un dialogo piu' libero, piu' approfondito, con i laici.
In questo dialogo, una parte preponderante, l'hanno avuta gli ebrei che si sono riconosciuti fratelli a Camaldoli di noi cristiani, quelli che poi Giovanni Paolo II avrebbe chiamato 'i nostri fratelli maggiori'. Proprio a Camaldoli, ogni anno, ci sono degli incontri tra ebrei e cristiani, che cercano di approfondire l'amicizia tra di noi''.
Subito dietro il Papa, anche nella preghiera a San Gregorio al Celio, padre Alessandro Barban, il priore generale dell'ordine camaldolese, sceso giù dal Casentino insieme a tanti dei suoi monaci. E in prima fila l'Arcivescovo Riccardo Fontana, insieme al Papa per la seconda volta nel giro di pochi giorni.
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