Arezzo, 10 aprile 2012 - C'è un intero paese che adesso si rimprovera e racconta: non abbiamo saputo capirlo, lui lo diceva sempre che non ce la faceva più coi debiti, in particolare quello col fisco. Lui era un ragazzo di 27 anni che si è ucciso il giorno di Pasquetta nei boschi della Valtiberina. Ha collegato il tubo di scarico all'abitacolo della sua auto e si è lasciato morire. Non ha lasciato biglietti ma I suoi paesani non hanno dubbi: l'ha fatto per i debiti.
Il giovane, del resto, non faceva mistero della sua ossessione, che sarebbe stata confermata adesso anche dai familiari. La goccia che fa traboccare il vaso potrebbe essere stata una cartella di pagamento del fisco: una cinquantina di milgliaia di euro, secondo quanto lui stesso aveva spiegato agli amici, rateizzabili in quaranta cartelle da 800 euro l'una. Ancora troppo per uno che faceva fatica a sbarcare il lunario, anche se proprio adesso un lavoro fisso l'aveva trovato. Si è ucciso il giorno prima di cominciare.
Il suo paese adesso non ha paura di fare autocritica: non lo abbiamo preso abbastanza sul serio, abbiamo pensato che fossero parole come se ne dicono tante e invece lui faceva davvero sul serio. Come ha dimostrato col gesto di Pasquetta. Certo è che, se ha ragione la gente, se hanno ragione i familiari che si sarebbero confidati con alcuni amici intimi, questa è davvero una storia emblematica dei nostri tempi di crisi, un suicidio per debiti, un suicidio per un debito in particolare, quello col fisco. Una motivazione che ha già visto gesti eclatanti, come quello dell'imprenditore bolognese che si è dato fuoco in pubblico. La recessione continua a mietere vittime.
© Riproduzione riservata