Arezzo, 4 giugno 2013 - Si chiama Francesco. Il nome del nuovo Papa glielo hanno dato le infermiere e i dottori del San Donato che fino a un mese fa si sono presi cura di lui, un bambino nato senza le gambe e senza un braccino nel reparto maternità dell’ospedale.
Francesco è nato due mesi fa, a partorirlo una giovane ragazza originaria dei paesi dell’est, non ufficialmente residente ad Arezzo. Dopo un parto senza complicazioni, è venuto alla luce il piccolo Francesco. Bello, dicono, bellissimo, un viso sereno, che la giovane ragazza però non ha avuto la forza di riconoscere.
Così il primo mese di vita il piccolo lo ha passato tra le stanze dell’ospedale, coccolato e cullato da tante braccia affettuose. Dopo un mese, come prevede la legge, Francesco è stato affidato a un istituto sotto la giurisdizione del tribunale minorile di Firenze, in attesa di essere adottato da una vera famiglia, in grado di donargli tutto l’amore che si merita.
Francesco la prima battaglia, quella durissima con la vita, l’ha vinta. E’ venuto alla luce, a dispetto delle sue menomazioni o di chi considera la sua una vita mutilata, e, dopo due mesi, sta bene. La prossima sfida è quella di trovare una famiglia. Ed è la battaglia più difficile.
IL GARANTE "La storia di Francesco è una storia bellissima nella sua drammaticità", interviene il Garante regionale per l'Infanzia e l'Adolescenza, Grazia Sestini, "che testimonia la straordinaria rete dei servizi socio sanitari della Toscana".
"Certo – ammette il Garante – sarebbe stato preferibile adottare il percorso di mamma segreta, rivolto alle donne che non intendono riconoscere il bambino o che hanno difficoltà nella loro scelta. Un percorso che cerca di risolvere i loro problemi per poter tenere il bambino e comunque non le lascia sole perché ogni abbandono porta con sé un carico di angoscia e sofferenza”.
“Non sappiamo se in questo caso sarebbe stato possibile o se quella madre ne era informata. Occorre, comunque, rilanciarlo con una campagna formativa ed informativa capillare”. “Con la delibera di qualche mese fa – ricorda Sestini - l’accompagnamento al parto in anonimato è diventato a tutti gli effetti un percorso diffuso su tutto il territorio regionale. Ora si faccia una campagna promozionale perché ogni madre possa fare la scelta di tenersi il suo bambino o di essere accompagnata nel momento in cui non possa riconoscerlo”.
La vicenda del piccolo Francesco testimonia una volta di più, “malgrado la lunga permanenza in ospedale”, “l’umanità, la professionalità e l’affezione di medici, operatori, strutture sanitarie”. Ma anche la “disponibilità e la professionalità delle nostre strutture di accoglienza”. “L’augurio è che adesso Francesco trovi una famiglia al più presto e certo tra le centinaia di coppie che in Toscana sono state dichiarate idonee all’adozione non mancherà quella che lo accoglierà”.
Gaia Papi
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