Arezzo, 13 novemnre 2013 - Demi Bonini si guarda intorno con disperazione. Ormai è quasi abituato purtroppo, ma stavolta il danno è tanto grave da portarlo all’esasperazione: il 70 per cento del suo raccolto di mais è andato perso, mangiato o distrutto da veri e proprio branchi di cinghiali, torme di 40 o 50 animali che fanno manbassa di cereali sui suoi campi, quelli della sua azienda “Il Castellare”, alle pendici di Monte San Savino, nell’aretino.
“Produco, o meglio, vorrei produrre, uva, olio, cereali, nei miei circa 30 ettari di terra. Ma non so se avrò ancora la forza di andare avanti in queste condizioni, provo a resistere ma i miei vicini stanno abbandonando l’agricoltura, stanno mollando per i troppi danni e l’assenza di risposte operative dalla politica”.
Per salvare almeno in parte l’uva, che raccoglie e conferisce alla cantina sociale, Demi ha dovuto mettere in campo una costosissima recinzione elettrosaldata che ha posto anche sul lato verso il bosco di altri campi, ma i cinghiali riescono spesso a passare, per cui il danno è solo limitato.
“Non mi interessa aver i rimborsi per i danni – spiega l’agricoltore davvero provato – visto che poi sono anche sempre in ritardo e non certo adeguati. Vorrei essere messo nella condizioni di coltivare in pace, come accadeva fino qualche anno fa, quando la densità degli animali selvatici era ancora ragionevole e sapevo di perdere un 4 o 5 per cento del raccolto ma così non si va avanti, occorre assolutamente liberare le nostre campagne da un numero esorbitante di animali”.
E’ una battaglia questa, spiega a sua volta il direttore di Coldiretti Arezzo, Giampiero Marotta, che “Coldiretti ha fatto senz’altro propria, con uno stato di mobilitazione generale sull’argomento che porterà ad un continuo e sempre più massiccio pressing sulle autorità per far sì che eventi tipo quello che ha colpito l’azienda di Bonini non succedano più”
Gli agricoltori infatti sono stanchi e delusi dalle vuote e non più accettabili promesse - affermano da Coldiretti – e “la questione cinghiali è diventata una bomba ad orologeria, che può esplodere da un momento all’altro: quello dei selvatici si sta trasformando in un’emergenza sociale”.
Per questo l’obbiettivo di Coldiretti Arezzo è di sollecitare le Istituzioni per affrontare il problema trovando le soluzioni più efficaci e in tempi rapidi scongiurando la chiusura delle tante aziende danneggiate, tenendo conto che ogni giorno i cinghiali e gli altri ungulati si “mangiano” oltre 10mila euro di colture agricole toscane.
In un anno nella regione si registrano oltre 4 milioni di euro di mancato fatturato per il settore agroalimentare. Un dato shock, con le campagne e le coltivazioni della Toscana di fatto sotto assedio: 300mila cinghiali, 153mila caprioli, 8.800 daini, 3.600 cervi e 2.500 mufloni. A cui si aggiungono le crescenti predazioni di lupi e cani inselvatichiti alle greggi e i danni provati dalle tante specie non cacciabili. E ancora, i rischi per la sicurezza stradale - 1,5 incidenti al giorno di media causati dai selvatici - ed eventuali rischi sanitari poiché gli animali potrebbero essere portatori di parassiti e anche malattie infettive.
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