Arezzo, 26 novembre 2013 - Lo volevano salutare tutti. Lo volevano salutare prima nella chiesa di San Domenico, dove era stata composta la camera ardente, e poi oggi alla Collegiata, per il funerale che resterà nella storia di Foiano. Il feretro di Matteo torna nel suo paese e dalla mattina a centinaia si mettono in coda.
Il pellegrinaggio alla Collegiata inizia in largo anticipo. Un delirio di folla, circa tremila persone, un intero paese ai piedi di quel ragazzo che era entrato, è entrato nel cuore di tutti. E tutti intorno ai genitori, che con delicatezza non sfuggono all'abbraccio: anzi lo cercano, mettendo anche il loro dolore nel cuore di tutta una comunità.
Ci sono i suoi amici: arrivano tutti insieme, accompagnati dalla preside Anna Bernardini e dagli insegnanti. Stanno stretti, come per darsi forza l'uno con l'altro, come per provare a dare forza a quel compagno di classe del quale piangono la scomparsa. Intorno una Foiano piegata dal dolore. Per il funerale le scuole hanno chiuso prima.
Una giornata incredibile per Foiano. Di incredibile dolore ma nella quale si incrociano carezze e omaggi. Come quelli del grande calcio. Ieri la visita di Ciccio Graziani. Oggi è arrivata una delegazione del Bologna, squadra per la quale Matteo faceva il tifo. Non guidata da Diamanti, il suo idolo, oltre che giocatore della Nazionale, che donerà alla famiglia sia la sua maglia rossoblù che quella azzurra. Dirigenti e alcuni ragazzi della Primavera.
Il babbo riceve con emozione la maglia di Diamanti: e decide di farla indossare subito al ragazzo. Il feretro è ancora aperto, l'omaggio è durato fino a pochi minuti prima della Messa.
E dopo il funerale il feretro fa un giro d'onore allo Stadio dei Pini, percorrendo l'anello esterno del rettangolo verde, proprio per un estremo omaggio al capitano della squadra Giovanissimi, morto in campo forse per l'entusiasmo di un gol.
Sì, era morto in campo, poco dopo aver segnato il gol del pareggio. E l'altro ieri a Nottola è stata efefttuata l'autopsia sul Matteo Roghi. Dall'esame non sono emerse patologie scatenanti e l malore che ha ucciso Matteo resta ancora avvolto nel dubbio. Solo l'analisi più approfondita dei reperti potrà stabilire le cause che hanno portato all'arresto cardiaco.
E tuttavia dopo l'esame medico-legale, effettuato dal professor Mario Gabrielli, direttore dell'istituto di medcina legale dell'università di Siena, e a cui ha partecipato anche, per conto della famiglia, Pasquale Giuseppe Macrì, il più importante esperto aretino, almeno un'ipotesi si affaccia. Per ora a livello di congettura che dovrà essere confermata o smentita dalle verifiche di laboratorio. Che cioè a Matteo possa essere stato fatale proprio il gol segnato.
E' lo scenario dell'infarto polmonare, cioè del ristagno nei vasi vicini ai centri respiratori di sangue ricco di anidride carbonica e povero di ossigeno. Una situazione che potrebbe essere stato il combinato della fatica fisica di una partita giunta quasi alla fine e dello stress emotivo, della gioia per la rete appena segnata su una punizione dal limite. Ma è ancora presto per dire se il ragazzo foianese sia morto per questo. Ci vorrà un paziente lavoro di rielaborazione dei dati da parte dei medici legali.
Matteo è' morto lontano dagli occhi dei genitori, che erano rimasti a casa e sono dovuti correre, col cuore in gola e il dolore dentro, da Foiano ad Abbadia San Salvatore, in un mezzogiorno di domenica che non scorderanno più. E' morto a 14 anni. Da capitano, esultando dopo la punizione con la quale aveva impedito ai compagni ragazzini che guidava con la fascia di uscire sconfitti dal campo.
Una tragedia infinita, lacerante: vittima un bambino dalla faccia arguta e vispa, come tanti altri suoi coetanei, una passione per lo sport, il calcio in testa. Giocava nel Foiano, nel campionato giovanissimi. Un malore improvviso lo ha stroncato.
Il ragazzo aveva giocato tutto il primo tempo senza, secondo quanto appreso, avere accusato alcun malessere. A due minuti dalla fine, la tragedia. Matteo fa festa alla rete (lui che era un difensore centrale non doveva segnarne molte) e poi si accascia. Corrono il dirigente accompagnatore Vilmaro Gorelli e l'allenatore Giovanni Goracci, ex giocatore del Pescara di Galeone. Il ragazzo rantola ma respira ancora.
Dal vicino ospedale arrivano ambulanza e medico col defibrillatore. Per due volte si tenta di rianimare il quattordicenne, per due volte si prova con le iniezioni di adrenalina. Niente da fare. Matteo è morto. E forse non è stato neppure un problema cardiaco. Sono le undici e quaranta.
La notizia arriva a Foiano in un battibaleno, poi raggiune anche Albina dove la prima squadra deve giocare in Eccellenza. Ma la squadra non scende in campo, su disposizione del presidente, che a sera accuserà anche un malore quando è già rientrato in sede. "Oggi non si gioca, succeda quel che succeda".
Sono giovani i genitori di Matteo, Cristian e Samanta, entrambi sulla quarantina. Lui è nel settore delle imprese funebri. C'è anche una sorellina che fa la quarta elementare. Una famiglia nella quale il calcio è la grande passione. Prima del ragazzino avevano giocato nel Foiano il padre Cristian, il nonno e anche il bisnonno, ancora ricordato come arcigno difensore a cavallo della guerra.
Piange per Matteo anche il parroco del paese, che proprio nella domenica in cui l'adolescente muore stampa e distribuisce alla messa il giornalino parrocchiale con un testo scritto di pugno del ragazzo sulla passione di Cristo. "Era un bravissimo giovane", dice adesso.
La morte di Matteo Roghi non e' l'unico a segnare la storia recente del 'Foiano' la societa' nella quale militava. Nel 2007 mori' allo stesso modo Teddy Bartoli, attaccante 22enne del Foiano: anche lui si accascio' al suolo durante un'amichevole tra squadre impegnate in seconda categoria. Da allora la societa' aretina e' particolarmente impegnata nella sicurezza sui campi di calcio e, anche pochi mesi fa, un defibrillatore e' stato donato al centro sportivo foianese.
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