Arezzo, 21 settembre 2017 - «Obbligazioni truffa»: l'udienza di smistamento è stata aggiornata al 18 ottobre per un'integrazione richiesta dalla procura. Trapela inoltre che uno degli accusati farà richiesta di rito abbreviato.
Il processo per citazione diretta che coinvolge una cinquantina di dipendenti Bpel tra fuzionari, direttori, addetti alla vendita dei titoli. Tutti sono accusati di truffa aggravata a seguito del paziente lavoro di setaccio del pool dei magistrati guidato dal procuratore Roberto Rossi e coadiuvato dal nucleo tributario della Guardia di Finanza, dopo oltre cinquecento denunce presentate dai bondisti azzerati con il decreto salvabanche del novembre 2015.
Ma l’udienza davanti al giudice Angela Avila il pool dei Pm ha chiarito la propria strategia, depositando una cospicua integrazione documentale. Lo scopo? Dimostrare che la vendita delle obbligazioni poi azzerate aveva alle spalle una strategia unica, ai piani alti della banca. Quella cabina di regia di cui gli inquirenti parlano da mesi e che ha portato a processo (si farà a dicembre) anche cinque dirigenti di Bpel, tutti accusati di istigazione alla truffa, di aver spinto cioè direttori di filiale e semplici impiegati a piazzare più titoli possibile, senza guardare troppo per il sottile nei metodi.
Le nuove carte, infatti, altro non sono che gli atti istruttori dell’indagine a carico dei cinque dirigenti, con le informative della Finanza, le mail scambiate fra la sede centrale e le singole filiali, le dichiarazioni di alcuni dipendenti, una in particolare, «pentiti». Loro dicono che l’input dall’alto era preciso: piazzare le subordinate al pubblico indistinto, chi si tirava indietro o anche solo si mostrava recalcitrante veniva emarginato, trasferito, costretto a cambiare lavoro. Naturalmente, è tutto da dimostrare, ma intanto gli avvocati hanno chiesto i termini a difesa, il tempo cioè di studiarsi la documentazione. Di qui il rinvio al 19 ottobre, con una sola eccezione.
Quella dell’avvocato Mauro Messeri che ha optato per il rito abbreviato: lui difende un direttore di filiale chiamato in causa solo marginalmente dal cliente che dice di essere truffato. Con un giudizio allo stato degli atti, che cristallizzi gli atti al momento attuale, è convinto di tirarlo fuori senza danni.
Nessuno dei 12 direttori e impiegati imputati in questa prima udienza (ma ce ne saranno altre perchè gli accusati sono una cinquantina) si è fatto vedere in udienza. Sono difesi per la maggior parte dall’avvocato Maurilio D’Angelo, legale della Cisl, e dal collega Saverio Agostini. Loro spiegano che chiameranno in aula come testimoni anche i funzionari della Consob che hanno istruito le pratiche di sanzione nei confronti dei vertici di Etruria: se anche la commissione di vigilanza sulla borsa dice che ignorava la pericolosità delle subordinate, come potevano saperlo i dipendenti che hanno semplicemente applicato le circolari?