Arezzo, 24 gennaio 2017 - Fra Mario La Via, amministratore delegato di Privilege Yard, la società costruttrice dello yacht di Civitavecchia, e Giuseppe Fornasari, presidente di Banca Etruria, che lo aveva finanziato in pool per una trentina di milioni (25 almeno persi), c’era una consuetudine di incontri e anche di favori. Lo racconta nella sua testimonianza dinanzi ai Pm del pool che indaga sulla bancarotta della vecchia Bpel, l’avvocato Daniela De Rosa, curatrice fallimentare di Privilege. Le sommarie informazioni vengono raccolte in procura il 26 maggio scorso e figurano adesso fra le carte depositate dopo l’avviso di chiusura indagine.
In anteprima La Nazione è in grado di svelarne i contenuti. «Sempre la stessa voce di Hi-Facing (la curatrice fa riferimento a una fonte confidenziale che svela retroscena sulla società incaricata dell’impianto fotovoltaico del panfilo, che faceva capo a Giorgio Guerrini, all’epoca vicepresidente di Etruria Ndr) - racconta lei - mi ha detto che nel momento in cui veniva Fornasari (in cantiere Ndr), lui (La Via Ndr) chiedeva alle maestranze di andare via. Il cantiere doveva rimanere vuoto».
Il procuratore Rossi domanda: «Quindi perchè è venuto più volte, da quello che lei ha sentito?». Daniela De Rosa replica: «Si, più volte, più volte». Interviene il Pm Andrea Claudiani: «Perchè questo?». Risposta: «Dovevano stare da soli, lo faceva spesso quando riceveva». Rossi: «Personaggi sensibili?». Di Fani, avvocato della curatela: «Personaggi sensibili sì».
A questo punto la curatrice tira fuori la storia della raccomandazione in favore di Fornasari di cui La Nazione ha già riferito in passato: «Con Fornasari ho trovato, ma non riesco fra le carte a ritrovarla, c’è una mail dove lui (La Via Ndr) scrive al cardinale Bertone e gli dice “Caro Tarcisio, ti segnalo la figlia del presidente Fornasari...“, perchè credo che la figlia dovesse entrare alla Cattolica, al policlinico Gemelli..“Il presidente Fornasari ha fatto tanto per noi”.
A questo punto Rossi chiede uno sforzo a De Rosa per ritrovare la mail: «Per noi sarebbe importante». Lei: «Non glielo prometto, però se la trovo... ve la consegno sicuramente. Mi ricordo che era un foglio un po’ ingiallito».
Fatto sta che la carta finora non è mai saltata fuori, ne resta solo la memoria. La raccomandazione, per come la rammenta Daniela De Rosa, è in sè abbastanza innocua, di quelli cui tutti ci prestiamo o che tutti riceviamo. Ma per il pool dei Pm è l’indizio di uno scenario ben più pesante, quello di una confidenza attraverso la quale sarebbero passati anche finanziamenti dalle garanzie non proprio granitiche.
Prima ancora del famigerato prestito nave da cento milioni, erogato nel 2012 da un pool di banche di cui Bpel era la capofila, il finanziamento cantiere, 20 milioni concessi nel 2009 ancora da Bpel, Banca Marche e Banco di Sardegna. Bene, quel credito era coperta da un’ipoteca su terreno e capannoni che non erano della Privilege, bensì una concessione dell’Autorità portuale, cui tutto sarebbe tornato in 32 anni.
Ipoteca dunque piuttosto labile a fronte di un prestito di queste dimensioni. Non a caso, come spiega lei, Daniela De Rosa, è ora in difficoltà per cederlo, perchè può essere destinato solo ad attività portuali e cantieristiche. Volessi farci parcheggio, sintetizza lei, non potrei farlo. E questa era quasi l’unica garanzia su un prestito da 20 milioni, erogato in buona parte da Etruria.
di Salvatore Mannino