Arezzo, 16 luglio 2013 - POTEVA ESSERE il giorno più lungo della Camera di Commercio, è diventato quello in cui tutti i salmi finiscono in gloria. Una specie di Festa dell’Incoronazione, in cui il re in attesa dello scettro era Andrea Sereni, presidente in pectore nonchè numero uno della Cna, la seconda organizzazione dell’artigianato aretino. E che puntualmente è stato eletto, per acclamazione e all'unanimità. Già in mattinata la presentazione del nuovo presidente, raggiante e soddisfatto. "L'acclamazione - ha detto - è un segnale forte lanciato dalle associazioni di categoria, tanto più necessario in questa fase di grave crisi economica. Ho di fronte cinque anni difficili e sono consapevole dell'importanza dell'incarico che mi accingo a ricoprire in questa fase durissima della crisi economica". Sereni ha ringraziato le associazioni per l'unanimità raggiunta e ha rivolto un caloroso saluto al presidente uscente Giovanni Tricca, applaudito da tutti i rappresentanti delle categorie.
"Rotazine indispensabile - ha aggiunto il il presidente di Confindustria Andrea fabianelli _ cinque anni sono duri e un presidente ha già dato il massimo, da qui la necessità di cambiamento nonostante il buon lavoro di Tricca". Hanno parlato anche il presidente di Confartigianato Ferrer Vannetti che non ha nascosto le difficoltà per giungere all'intesa, "ma il risultato finale - ha detto - premia gli sforzi di tutti ed è un segnale lanciato anche ad altri". Chiaro il riferimento alla politica. Anna Maria Lapini, leader di Ascom, ha ammesso le difficoltà ma ha ribadito che l'acclamazione per Sereni è un traguardo importante per tutti. L'uscente Tricca ha promesso la sua disponibilità e il suon sostegno nei riguardi del nuovo presidente, mentre il segretario generale della Camera di Commercio, Giuseppe Salvini, ha ricordato il ruolo cruciale della struttura nel servizio alle imprese, alla formazione, alla promozione.
Era partito come un candidato di parte, si è trasformato strada facendo nel candidato di tutti. Stamani, alla prima votazione che sarà anche l’ultima, è stato nominato addirittura per acclamazione. Un bel passo in avanti per uno che fino a quindici giorni fa rischiava di saltare sulla mina di un mancato accordo fra le maggiori associazioni di categoria o, nella migliore delle ipotesi, di essere eletto a maggioranza, 15 contro 13, con i soli voti dei manifatturieri: la sua Cna, Confartigianato e la più potente di tutti, almeno in termini di consiglieri che esprime, ossia Confindustria.
Prima fra i produttori ma non in assoluto all’interno del consiglio camerale, dove il maggior numero di rappresentanti lo ha l’Ascom, da cui proviene il presidente uscente Giovanni Tricca, che resta nel massimo organo ma deve lasciare la poltronissima che ha occupato per soli cinque anni. Contro i dieci che erano la media dei predecessori.
Detto così, sembrerebbe una bocciatura, ma tutti giurano che non è così, compresi quelli che hanno innescato il meccanismo del rinnovo, all’interno del quale la sostituzione era inevitabile. Tricca, è la considerazione generale, ha lavorato bene nel suo quinquennio. Perchè cambiarlo allora? E’ solo una questione di equibrio, assicurano fonti dei manifatturieri, in un momento di crisi acuta del sistema industriale come questo, era giusto che alla guida ci fosse uno di noi.
UNA RIVENDICAZIONE che era già implicita nel documento con il quale a febbraio le organizzazioni dei produttori si costituirono in un fronte a parte, discostandosi dalla Magna Charta che in favore del rinnovo di Tricca aveva preparato Tulio Marcelli, leader di Coldiretti e parte di un cartello che andava dall’agricoltura al terziario, dai servizi alle professioni e al sindacato.
Poteva essere la premessa di una guerra altrettanto sanguinosa di quella che cinque anni fa incendio la Camera di Commercio e sull’altare della quale fu bruciata la candidatura dell’uomo forte di Ascom, l’ex presidente regionale Franco Scortecci. Allora si arrivò addirittura al commissariamento, salvo poi trovare una soluzione di compromesso su Tricca, sempre esponente di Ascom, ma con un profilo meno marcato.
Stavolta, però, una battaglia all’ultimo sangue non l’avrebbe compresa nessuno, specie in un momento mai così drammatico per l’economia locale. Ecco allora, che sia pure con mille distinguo e mille mal di pancia, alla fine si è arrivati alla scelta unitaria.
Sereni, che non è nato ieri, ha capito subito che non gli avrebbe giovato essere solo il candidato di una parte. Ha fatto sapere, dunque, che avrebbe accettato solo nel caso ci fosse un’intesa generale sulla sua figura. Si è spogliato insomma dei panni dell’uomo di un cartello per diventare il personaggio capace di rappresentare tutti.
IL RESTO LO ha fatto il chiarimento definitivo fra le maggiori organizzazioni di categoria, che si è svolto nella sede di Confindustria, alla vigilia dell’assemblea degli imprenditori. Un ruolo lo ha giocato anche l’accordo sul modo in cui ripartire i fondi della Camera di Commercio per i prossimi anni. Ecco allora il via libera al ticket: Sereni presidente (In Cna lo sostituisce Valter Bondi, leader degli orafi) e Andrea Fabianelli, il presidente degli industriali, come suo vice.
Nessuno lo ha esplicitato ma del pacchetto dovrebbe far parte anche l’elezione di Ferrer Vannetti, il leader di Confartigianato alla presidenza del Centro Affari. Solo che lì bisognerà trovare un accordo anche con la parte pubblica (Comune, Provincia e Regione) che detiene la maggioranza. Intanto si parte con la prima mossa: Sereni for president. Il Re è cambiato (anzi cambia oggi, viva il re).
Salvatore Mannino
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