Arezzo, 13 dicembre 2013 – Banca Etruria è alla ricerca di un partner col quale condividere l'attività futura. E' il senso del comunicato diffuso stasera (ieri per chi legge dopo la mezzanotte) al termine di una lunga riunione del consiglio d'amministrazione, che era stata convocata per rispondere ai rlievi mossi da Bankitalia nel corso della recente ispezione.
In sostanza è l'apertura a una trattativa nella quale si pone una condizione: che l'alleanza o accordo che dir si voglia venga stretta con un "gruppo di elevato standing". Come a dire con uno dei gruppi creditizi di maggior rilievo a livello nazionale. Si tratterà, come recita il comunicato, di un'aggregazione e/o integrazione, nella quale l'istituto di via Calamandrei punta a conservare una sua fisionomia nell'ambito del rapporto di partnership.
E' la strada che a Banca Etruria, come spiega la nota, è stata suggerita anche dalla Banca d'Italia ("In linea con gli indirizzi dell'organo di vigilanza", è la dizione esatta. Da giorni del resto i risultati dell'ispezione erano oggetto di indiscrezioni che avevano portato a due sedute pesantemente negativo per il titolo quotao in Borsa a Piazza Affari. Fra martedì e mercoledì era stato perso il 20 per cento del valore del titolo, solo parzialmente recuperato con il rimbalzo del giovedì e del venerdì: più 5 per cento nel complesso.
La Borsa aveva scommesso su un aumento di capitale (che peraltro era stato smentito in via ufficiale dall'istituto o su altre misure tecniche per coprire i rilievi di Bankitalia, che ha invitato a rettifiche sul credito per il valore di un'ottantina di milioni. La stessa banca aveva precisato da mesi che i crediti deteriorati coprivano il 30 per cento del portafogli prestiti. Invece a sorpresa è arrivata l'apertura a un nuovo partner forte, che per adesso non ha ancora un nome.
Il comunicato ribadisce che le dimensioni per operare si stanno accrescendo sia a livello nazionale che europeo e che dunque occorreva aumentarle. Ricorrendo appunto a un'alleanza, anche per "non compromettere i livelli occupazionali".
Il presidente Giuseppe Fornasari e il direttore Luca Bronchi non hanno nascosto, neppure presentando il risultato positivo (un piccolo utile) dell'ultima trimestrale, che per gli istituti di credito, specie per quelli più radicati sul territorio e dunque più soggetti alle richieste di credito della clientela, sono momenti difficili. Momenti che il comunicato traduce in cifre: 800 milioni spesati dal 2009 ad oggi. In estate si era chiuso un aumento di capitale da 100 milioni, sottoscritto per intero dagli azionisti.
Ma, spiega il comunicato, il complesso delle misure prese ha consentito di mitigare gli effetti delle pesante crisi finanziaria e della recessione economica, "senza però consentire il contenimento del progressivo peggioramento della qualità del credito oltre che il mantenimento di una redditività adeguata".
Di qui la decisione del Cda di aprire allo scenario di un'integrazione con un partner ma siamo di fronte a "fattori che dovranno tener conto anche nel futuro prossimo, della difesa del valore del marchio Banca Etruria e della propria tipicità di banca del territorio con l’intento di posizionarsi oggi più che mai in un contesto prospettico di maggior forza".
Di seguito il comunicato integrale emesso da Banca Etruria al termine della riuniione del consiglio d'amministrazione: "Il Consiglio di Amministrazione di Banca Etruria, presieduto dall’Ing. Giuseppe Fornasari, si è riunito oggi per esaminare i rilievi ispettivi e definire le azioni in attuazione alle indicazioni ricevute dall’Autorità di Vigilanza lo scorso 5 dicembre in merito agli accertamenti dalla stessa condotti nel periodo dal 18 marzo al 6 settembre 2013.
Nel corso degli ultimi due Piani Industriali Banca Etruria ha messo al centro della propria azione il rafforzamento dei fondamentali aziendali e la ricostituzione ed il consolidamento di alcuni equilibri tecnici privilegiando, nell’ambito di un modello di servizio territoriale orientato al retail, il rafforzamento del patrimonio e della liquidità e nel contempo avviando un’azione intensa di riqualificazione degli attivi creditizi.
Tali sforzi hanno consentito di mitigare la pesante crisi finanziaria e la recessione dell’economia senza però consentire il contenimento del progressivo peggioramento della qualità del credito oltre che il mantenimento di una redditività adeguata. Infatti, come espresso dai valori di bilancio, i crediti deteriorati risultano pari a circa il 30% del portafoglio prestiti. Banca Etruria ha proseguito nel 2013 nell’intensa attività di accantonamento e classificazione che ha portato già nei primi nove mesi dell’anno a svalutazioni consolidate per circa 150 milioni di euro.
Nei rilievi mossi Banca d’Italia ha richiesto ulteriori rettifiche su crediti al momento stimate in circa 80 milioni di euro e inoltre un attento riesame delle posizioni ad incaglio (inferiori a 300 mila euro) ed a sofferenza. Tali ulteriori rettifiche, unite all’indicazione di escludere dal computo del patrimonio di vigilanza gli effetti generati dall’operazione di spin off immobiliare, non assumono in ogni caso un’entità tale da pregiudicare il mantenimento dei requisiti prudenziali.
Banca d’Italia ha inoltre richiesto di predisporre un piano di ridimensionamento dell’ammontare dei titoli di stato in portafoglio e di ridurre l’attività di negoziazione sugli stessi nell’ottica di limitare il market liquidity risk.
In tale situazione occorre anche considerare le evoluzioni dello scenario economico finanziario sia in ambito nazionale che europeo, dove il sistema bancario oggi si pone un obiettivo di crescita dimensionale e generale rafforzamento per affrontare al meglio le nuove condizioni competitive determinate dalla crisi e alla luce della nuova visione sistemica che va verso la costituzione dell’unione bancaria europea. In tale contesto servono quindi dimensioni aziendali maggiori per affrontare con stabilità il futuro, dove Banca Etruria intende garantire le specificità per le quali si è caratterizzata da sempre come autentico attore di riferimento del territorio e per il ruolo che ha raggiunto e che intende avere nello scenario che si sta configurando nel sistema bancario nazionale. Fattori che dovranno tener conto anche nel futuro prossimo, della difesa del valore del marchio Banca Etruria e della propria tipicità di banca del territorio con l’intento di posizionarsi oggi più che mai in un contesto prospettico di maggior forza.
Il Consiglio di Amministrazione ha quindi valutato che, in linea con gli indirizzi dell’Organo di Vigilanza, diviene di importanza strategica avviare, il prima possibile e concludere in tempi brevi, tutte le iniziative necessarie a definire un processo di integrazione e/o aggregazione con un gruppo bancario di elevato standing, sulla base del significativo ruolo che oggi l’Istituto riveste nel territorio. Un intento che, oltre a dare respiro alle prospettive future, mira a non compromettere i livelli occupazionali ed a valorizzare il sempre crescente patrimonio di professionalità e conoscenze acquisite nel tempo.
Si ricorda che dal 2008 buona parte degli interventi dei Piani Industriali della Banca sono stati rivolti a rafforzare e riqualificare il presidio del rischio di credito che hanno comportato la capacità di spesare circa 800 milioni di euro dal 1 gennaio 2009 al 30 settembre 2013. Nel contempo si è proceduto ad una razionalizzazione della struttura del perimetro di Gruppo in un’ottica di efficientamento dei costi che ha portato all’incorporazione delle società prodotto di leasing e di credito al consumo. L’efficientamento ha investito anche la struttura di rete territoriale e i modelli di servizio consentendo a circa 130 Dipendenti di aderire ad un dedicato fondo di solidarietà a fine 2012.
La Banca ha provveduto in parallelo ad attivare un ammodernamento dei modelli di servizio, della gamma dei prodotti offerti, delle attività di gestione professionale del risparmio ad opera del Polo di Wealth Management di recente costituito, presso la controllata Banca Federico Del Vecchio di Firenze. Il tutto con grande attenzione al servizio verso il territorio con il risultato di aver incrementato negli ultimi cinque anni la clientela da 278.976 a 308.179 unità al 30 settembre 2013.
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