REDAZIONE AREZZO

Furgone d'oro, video contro la guardia: mostra il mezzo in manovra, non i banditi. E' fuga

Di Antonio Di Stazio (nella foto) ancora nessuna traccia: cellulare staccato, da lui nessun allarme. L'auto resta sotto casa sua. I tabulati telefonici al setaccio

Antonio Di Stazio

Antonio Di Stazio

Arezzo, 12 luglio 2016 -  Proseguono a ritmo serrato le indagini dei carabinieri sugli oltre 4 milioni in oro scomparsi ieri pomeriggio nella zona di Badia al Pino, insieme a una guardia giurata che, in quel momento svolgeva le funzioni di autista, Antonio di Stazio, 60 anni. Di lui ancora nessuna notizia.

Al vaglio degli inquirenti le immagini di tutte le telecamere che si trovano nella zona e nella vicina Autostrada del sole. E un video potrebbe fornire la risposta che gli inquirenti cercano dal giorno prima. Un video che riprende il furgone ripartire da Badia al Pino, lì dove Di Stazio aveva lasciato il collega entrare in un'azienda per fare un ulteriore carico, e dirigersi verso la strada di Civitella. E farlo senza la presenza di banditi o di terzi.

La prova che siamo di fronte alla fuga del vigilante con l'oro, quattro milioni e qualcosa non in scarti di lavorazione ma in lingotti e gioielli? Di certo un elemento di grande importanza e che contribuisce a far ulteriormente pendere la bilancia nella direzione che già gli inquirenti battevano con maggiore insistenza.

E lo facevano a fronte di alcuni elementi oggettivi. Il cellulare dell'uomo perennemente staccato e non raggiungibile. L'assenza di qualunque tentativo di allarme da parte sua, seguendo la prassi consolidata degli uomini Securpol. E un elemento più suggestivo ma che rientra nell'analisi: ci sarebbe stato non troppi mesi fa un colpo simile a Valenza Po, del quale questa vicenda potrebbe essere stata una sorta di riproposizione, almeno ad un'analisi dall'esterno.

Certo i militari hanno ascoltato, il collega dell'uomo sceso dal furgone per entrare in una delle aziende servite dalla Securpol che, quando è uscito, non ha trovato né il furgone con l'oro né di Stasio.

Ascoltati anche i dirigenti della Securpol, dove il 60enne, originario di Napoli, lavora ormai da tempo. Hanno ribatito trattarsi di una persona fino ad ora giudicata sempre «affidabile». Da non molto tempo si era separato dalla ex moglie e, secondo quanto appreso, dopo una breve convivenza con un'altra donna, era tornato a vivere da solo. L'auto a lui intestata è stata ritrovata sotto la sua abitazione. I carabinieri di Arezzo stanno cercando di ricostruire i movimenti degli ultimi mesi della guardia giurata: al setaccio passano i tabulati telefonici, perché è chiaro che da solo non avrebbe comunque potuto fare tutto.

E in ogni caso, indipendentemente dal video e dalle considerazioni del giorno dopo, gli inquirenti continuano a coltivare tutte le ipotesi, per non lasciare nulla al caso.

GLIELEMENTI DEL GIALLO E' successo intorno alle 17.30.Il furgone con a bordo due dipendenti della Securpol si ferna, uno dei due scende per prendere altro materiale da caricare.  Ma al suo ritorno sia il mezzo che il collega rimasto a bordo si erano volatilizzati. 

Immediata la chiamata ai carabinieri, che, giunti sul posto, hanno ritrovato il mezzo, ovviamente vuoto, poco lontano.   

Il mezzo è stato rintracciato grazie alle antenne satellitari: in pratica era davvero a poche centinaia di metri dal luogo della scomparsa. Una rotatoria, un tratto di strada asfaltata e poi una carrareccia in fondo alla quale ecco il furgone.

A bordo niente: non una traccia d'oro, non il dipendente della Securpol che era alla guida, nè tracce di effrazione o di qualunque tipo di scasso. Una zona servita per trasportare il materiale prezioso dal furgone ad un altro mezzo? Sembra l'ipotesi più probabile, anche se in materia siamo sollo sul piano delle linee investigative.

E' chiaro che il ritrovamento del conducente è un elemento determinante, qualunque sia la soluzione finale, per chiarire la vicenda. In un quadro che per ora ha tanti elementi tinti di giallo.

Il vigilante scomparso si  chiama Antonio Di Stazio, ha sessant’anni. Il suo cellulare è staccato, a casa (nella periferia ovest di Arezzo) non c’è nessuno ma la sua auto è parcheggiata sotto l’abitazione.  Succede tutto  tra Pieve al Toppo, Badia al Pino e l’area di servizio dell’Autosole, lato ovest, lo stesso dal quale il poliziotto Luigi Spaccarotella sparò il colpo fatale a Gabriele Sandri.

Sul posto anche i dirigenti della Securpol da Firenze. Sul carico i carabinieri sono ancora prudenti: bisogna prima verificare le bolle. Ma quelli della Securpol sono abbastanza convinti: sì, l’ordine di grandezza è intorno ai 4 milioni di valore.