Arezzo, 23 dicembre 2015 - In discesa l'industria retina nel terzo trimestre. Anche nel terzo trimestre prosegue l'incertezza che ha caratterizzato l'andamento del settore industriale aretino a partire dalla prima parte del 2014. Secondo la consueta indagine condotta sulle imprese con più di 10 addetti nel periodo luglio-settembre la produzione diminuisce dello 0,3% rispetto al corrispondente periodo del 2014, in netta controtendenza rispetto al trimestre precedente. Anche gli altri indicatori sono caratterizzati dal segno negativo: in contrazione ancora più marcata il fatturato complessivo (-1,6%) per il quale anche perchè le difficoltà del mercato interno non sono state bilanciate dal buon andamento dei mercati esteri (-1,3%). Il brusco rallentamento degli indicatori della domanda proiettano ombre anche sui possibili risultati dell'ultima parte dell'anno: gli ordinativi infatti diminuiscono nel complesso del 6,5% ed anche la componente estera questa volta accusa pesantemente il colpo (-5,4%). L’occupazione continua per il momento a crescere riportando il sesto risultato positivo consecutivo, crescendo dell+'1,3% rispetto al terzo trimestre dello scorso anno.
Il dettaglio settoriale mostra comunque un quadro che alterna risultati positivi e negativi. Sono in flessione alcuni dei settori trainanti del manifatturiero provinciale: in particolare è nel tessile-abbigliamento che la contrazione produttiva assume livelli particolarmente critici (-11,2%), affiancato anche dall'altra specializzazione del settore moda, la pelletteria-calzature (-4%). Ancora in contrazione la produzione della gioielleria (-0,3%) anche se su livelli decisamente meno critici rispetto a quelli dei primi due trimestri dell'anno (-6% e -7% rispettivamente). In tal senso l'andamento positivo degli ordini dall'estero (+0,6%) autorizza un cauto ottimismo se non proprio in prospettiva di una inversione di tendenza per lo meno verso una stabilizzazione nella parte finale dell'anno.I risultati negativi fin qui illustrati sono in parte bilanciati dal positivo andamento della produzione in settori quali l'elettronica ed apparecchiature elettriche (+6,5%), il legno-mobilio (+4,8%) ed i macchinari-mezzi di trasporto (+2,4%).
Infine il dettaglio per dimensione d'impresa conferma che sono ancora le piccole realtà (quelle con meno di 50 addetti) a determinare il segno della variazione produttiva: nel trimestre diminuisce infatti del 2,7% la produzione di questo raggruppamento di imprese, per il quale sono negativi un po' tutti i principali indicatori (fatturato -2,7%, fatturato estero -4,5%, ordini complessivi -3,3%, ordini esteri -4,2%). Al contrario sono positivi i risultati delle imprese più grandi oltre i 250 addetti: produzione +4,2%, fatturato +0,4%, fatturato estero +3,3%, ordini complessivi +4,1%, ordini esteri +3,9%).
I dati delle medie imprese da 50 a 249 addetti si presentano molto più incerti: se infatti la produzione cresce dello 0,9% non altrettanto si può dire delil fatturato flette dell’1,1% fatturato complessivo (-1,1) che, penalizzato dalle difficoltà del mercato interno mentre i mercati esteri evidenziano un andamento ancora positivo , non beneficia a pieo del buon andamento sui mercati esteri (+0,8%). L'andamento piuttosto negativo degli indicatori della domanda (-14,2% complessivamente e -10,2% sui mercati esteri) costituisce poi un elemento di preoccupazione per l'ultimo scorcio dell'anno.
Le esportazioni del comparto manifatturiero aretino, contrariamente a quanto emerso nella prima metà dell'anno, presentano una contrazione del 2% che comunque non è tale da modificare il segno positivo per i primi nove mesi (+4,4%). In valore assoluto le vendite manifatturiere all’estero si sono attestate a oltre 1,5 miliardi di euro nel terzo trimestre e a quasi 5 miliardi nei primi nove mesi dell'anno. Scendendo nel dettaglio settoriale i principali comparti per valore dell’export aretino restano ancora i metalli preziosi e l’oreficeria che insieme coprono oltre il 60% del dato totale manifatturiero. Prima di commentare i risultati di questie due specializzazioni produttive è però necessario fare una premessa relativamente all'andamento del prezzo dell'oro, che per le sue oscillazioni spesso rappresenta spesso con le sue oscillazioni un elemento di fondamentale importanza per una corretta interpretazione dei dati: ll'andamento delle esportazioni: le quotazioni in questione hanno presentato in media una crescita del 4,36% nel terzo trimestre e dell'11,23% nel periodo gennaio-settembre. L'andamento rialzista in questo caso è dovuto non tanto ad una effettiva crescita delle quotazioni del metallo quanto piuttosto al sensibile deprezzamento dell'euro nei confronti del dollaro (-16% nel terzo trimestre e quasi -18% nei primi nove mesi dell'anno) a seguito delle manovre monetarie attuate dalla BCE. L'indebolimento dell'euro, infatti, da un lato rende più competitive le esportazioni ma dall'altro fa aumentare il costo per l'approvigionamento dall'estero.
I metalli preziosi, nonostante la crescita del prezzo del metallo, nel terzo trimestre hanno registrato una flessione delle vendite all'estero del 6,8% che comunque non ha portato il bilancio dei primi nove mesi in area negativa (+4,1%).Opposto L'oreficeria, come spesso accade, il dato dell’oreficeria ha un andamento esattamente contrario: che infatti anche grazie alla dinamica dei prezzi ll'oro,segna una crescita le esportazioni sono cresciute del 5,2% nel trimestre, dato posivito tivo ma non suffieciente insufficiente a portarecondurre il bilancio annuale in positivo ma il bilancio del periodo gennaio-settembre rimane comunque negativo (-1,4%). L'export del comparto moda si attesta a quasi 260 milioni di euro nel terzo trimestre e a oltre 845 milioni nei primi nove mesi dell'anno. Dopo due trimestri caratterizzati dal segno positivo, nel terzo la moda accusa una flessione a livello aggregato del 9,4% che coinvolge quasi tutte le articolazioni produttive: tessile -36,5%, abbigliamento -2,4%, pelletteria -16,8%. Unica eccezione è costituita dalle calzature le cui esportazioni crescono nel periodo del 20,8% . sollevando Iil bilancio dei primi nove mesi a rimane comunque positivo (+5,5%).Continua il buon andamento dell'industria alimentare (+8,9% nel trimestre, +8,5% nei nove mesi) mentre le bevande accusano una piccola battuta d'arresto (-1,1% nel trimestre, -1% nei nove mesi).Bene la chimica (+23% nel trimestre, +21,8% nei nove mesi), l’elettronica (+14,8% nel trimestre, +14,3% nei nove mesi) ed i mobili che con la crescita del 20% del terzo trimestre riducono decisamente le perdite accumulate da inizio anno avvicinandosi così al risultato dello scorso anno (-0,6%). Infine, nel terzo trimestre è positivo anche il risultato del legno-prodotti in legno (+23,5%), della farmaceutica (+108,3%) e dei prodotti in metallo (+6,3%).
In frenata al contrario i prodotti della carta (-21,9%), articoli in gomma e plastica (-3,8%), altri prodotti della lavorazione dei minerali non metalliferi (-28,1%), le apparecchiature elettriche (-2,3%), i macchinari (-2,6%) ed i mezzi di trasporto (-11,1%).La rilevazione del terzo trimestre – commenta Andrea Sereni, Presidente di Unioncamere Toscana – presenta ancora segnali contradditori, anche se alcune tendenze di stabilizzazione del quadro economico locale sono confermate. Certo è che il 2015 più che l'anno della tanto attesa ripresa dovrà essere ricordato, soprattutto per il nostro territorio, come un anno di profonda trasformazione con conseguenze positive e negative. Positivo appare l'andamento occupazionale, anche se recuperare anni di contrazione della domanda richiederà una crescita molto più marcata. Molto soddisfacenti sono i risultati delle imprese con oltre 250 occupati mentre per un quadro più certo sull'andamento dell'export sarà necessario attendere i risultati del prossimo trimestre. Negativo, anche se con piccoli segnali di miglioramento, il mercato interno e negativi gli indicatori relativi alle piccole imprese. Le tante incertezze cha caratterizzano lo scenario economico non consentono quindi di abbassare la guardia e sollecitano una maggiore sforzo, soprattutto politico, per il rilancio della domanda interna. Nei prossimi mesi (se non nei nei prossimi anni) peraltro sarà possibile valutare più compiutamente i contraccolpi negativi che la vicenda Bancaetruria potrebbe aver causato al sistema economico locale. Comunque alcuni segnali positivi accompagnati dalla crescente fiducia dei consumatori e degli imprenditori aretini ci inducono a ben sperare nel prossimo anno per una più concreta e solida ripresa economica. “ Anche i dati congiunturali del trimestre luglio-settembre nella provincia di Arezzo - sottolinea Andrea Fabianelli Presidente di Confindustria Toscana Sud - Delegazione di Arezzo - confermano il trend ondeggiante ed incerto sviluppatosi lungo l’arco del 2015, un anno ancora difficile per l’economia di questo territorio. Ho insistito spesso nel dire nel corso della lunga crisi –di cui forse nel 2016 e inizio 2017 cominceremo a vedere la fine – che ogni segno in più o in meno andava esaminato e valutato con cautela, pur senza perdere mai la fiducia nel futuro che deve essere sempre visto come la linea sull’orizzonte per ogni industriale. Andando avanti le dinamiche economiche saranno sempre di più legate a fattori aziendali e non di settore. Appare chiaro a tutti che il terrorismo, l’instabilità nel Mediterraneo e le forti tensioni geo-politiche si riflettono ormai con grande rapidità sull’economia reale specie di un territorio come il nostro che è fortemente legato, in particolare nella sua componente orafa ai mercati mediorientali. Il mio commento finisce qui, mettendo solo in evidenza il dato sull’occupazione che in controtendenza resta positivo”.