Arezzo, 26 luglio 2012 - "Basta con quei clic, non riesco a concentrarmi": Patti Smith guadagna il centro della scena, che poi in questo caso è il cuore di una basilica, di fronte all'altare, sullo sfondo degli affreschi di Piero. Spiega in poche parole la magia del suo legame con Arezzo e con gli affreschi ma si blocca davanti ai fotografi. Ai quali chiede di scattare solo durante le prime due canzoni: "E' la prima volta che faccio dal vivo il sogno di Costantino e lo faccio sotto gli affreschi che mi hanno ispirato: è un'emozione".
Il pubblico in parte capisce e in parte no ma intuisce più dalla sua mimica che dall'inglese, sia pur scandito con dolcezza, un po' come le canzoni, un po' come l'accompagnamento musicale, con gli artisti che imbracciano la chitarra come fossero liuti del '600. Ad un certo punto si blocca e riparte.
"Scusate, ho sbagliato". Non ingrana con quella canzone, poi recupera: ma tutto serve come fascina per un concerto inedito, tra fede e natura, sullo sfondo del sogno di Costantino e insieme del suo. "Ho fatto tanti errori nell amia vita ma ormai mi sono rappacificata con gli errori: e voglio vivere in pace". E per questo esce alla fine in punta di piedi, raggiunge il Patio e forse pregusta il suo pranzo aretino preferito. Insieme ai Casa del Vento, che intanto la aspettano per il concerto di stasera a Montevarchi
E' cambiata in quella giornata di luglio di tre anni fa. E' cambiata mentre la gente la invocava, mentre si elettrizzava alle sue canzoni di un'altra stagione, mentre gridava al cielo sopra il Comune che la notte appartiene agli amanti.
E' cambiata parecchio, e molto nell'impatto con i colori di Piero e con il messaggio di San Francesco. Tanto da spezzare il tour che sta girando in tutto il mondo. Per regalarsi due giornate di omaggio al suo nuovo volto. Ieri Patti Smith era ad Assisi: in preghiera e insieme impegnata a lasciare un suo colpo di pennello tra i restauri di altri affreschi.
Oggi è ad Arezzo. Ad Arezzo, sotto quei volti che l'hanno cambiata. Sotto quei colori che le hanno strappato un testo di getto, in quel luglio di tre anni fa, e che sono diventati uno dei messaggi più potenti per lanciare Arezzo nel mondo. Mentre canta la vedi, sullo sfondo proprio di quel Costantino ch edorme, dorme della grossa perfino quando intona "People have the power", sia pur in versione acustica e addolcita.
Te ne rendi conto ora: ora che quel pezzo scritto su una tovaglia di carta da pizzeria è inciso su un album, Banga. Ora che quelle parole sono state accompagnate dalla musica aretina dei Casa del Vento. Ora che ritorna sui suoi passi, innamorata di Arezzo e di quei colori incollati alla parete.
Ora capisci cosa ci abbia regalato. Un incrocio tra la lettura di Piero e la Basilica, che nel disco si appoggia alla storia della Leggenda della Vera Croce e alla Preghiera Semplice (letta in italiano anche nell'album), che di San Francesco non è ma ormai la tradizione ha assegnato, chissà perché, al santo di Assisi.
Ma l'esegesi conta poco di fronte a quel testo, il testo di "Costantine's Dream", il sogno di Costantino appunto, del quale vi alleghiamo anche la traduzione che un navigatore internet, Lorenzo Masetti, ne ha fatto per il suo sito. E che ringraziamo, perché toglie al fascino delle parole inglesi i significati più profondi e più nostri.
"Ad Arezzo ho sognato di San Francesco che si inginocchiava e pregava": inizia così, sul filo del racconto e della ballata, sulla carta e dal vivo, nel cuore della basilica, gli occhi incollati al blocco sul quale legge. Inizia così, nel testo e nel disco che gira in tutto il mondo.Un disco volante, il cui peso anche in termini di promozione come al solito saremo gli ultimi a capire.
"Per tutta la notte mi sono sentita attrarre da lui e l'ho sentito chiamare come un inno distante": è lei, è quella notte di luglio, che scorre nella ballata. "Ho sceso le antiche pietre bagnate dall'alba e sono entrata nella basilica che porta il suo nome". San Francesco, un percorso a piedi che gli americani ascoltano e ascolteranno come fosse un'audioguida: del turismo e dell'anima.
"Ho visto di fronte a me il mondo del suo mondo...": il francescanesimo prende il posto del dipinto. Ma è un attimo, anche se un attimo profondissimo. Perché Patti è dentro quella Basilica, Patti è ambasciatrice di Arezzo nel mondo.
"Ho sentito un altro richiamo dalla basilica stessa, il richiamo dell'arte, il richiamo dell'umanità" ela bellezza della materia mi ha trascinato via. E mi sono svegliata e ho scorto sul muro il Sogno di Costantino, l'opera di Piero della Francesca". Eccotela, incarnarsi davanti a lei e davanti alle milioni di persone che ascolteranno il suo pezzo immaginando forse che Arezzo sia la sua omonima americana.
"Piero era stato dove stavo io e col suo pennello aveva dipinto la Leggenda della Vera Croce". Il pennello, quello che ieri ha stretto tra le dita nella Basilica di Assisi, che ha appoggiato delicatamente su un punto compromesso del dipinto, per ricostruire un angolo di cielo: e con i frati, che capiscono al volo quando il messaggio conti più della perfezione del restauro, a garantirle che quella pennellata resterà per sempre, nessuno anche più bravo la ritoccherà. Perché quella è la pennellata di Patti. Quella è la pennellata del rock.
Un pezzetto alla volta la ballata ricostruisce i volti e le scene di Piero della Francesca, come se in quel luglio del 2009 la cantante percorresse il dipinto non con il pennello ma con lo sguardo, lo sguardo perso e ritrovato di chi sta cambiando. Il sonno della sacerdotessa del rock si incrocia con il sonno di Costantino, forse anche lei è convinta di vincere a quel segno che le appare mentre dorme.
"E Piero della Francesca svegliandosi gridò: tutto è arte, tutto è futuro". Il grido diventa la storia anche del pittore, incredibile Patti, alla quale non sfugge l'occhio della Basilica, l'occhio che paradossalmente ritrae il pittore cieco. "Via via che l'età avanzò la luce gli fu tolta dagli occhi e accecato, morì nel suo letto, in una mattina di ottobre 1492".
La data non sfugge a noi, non sfugge a Patti. L'occhio spento di Piero diventa la luce accecante di un viaggio, di una scoperta, di un balzo dall'altra parte dell'oceano. La sua parte: o quella alla quale parla, alla quale racconta quel miracolo di Arezzo, che a piccole dosi convincerà a venire a trovarci.
"Colombo mise piede nel Nuovo Mondo e vide una bellezza incontaminata, tuitte le delizie create da Dio, come se l'eden stesso avesse aperto il suo cuore". La furia del punk è in ginocchio, come ieri ad Assisi, come oggi ad Arezzo. E il sonno avvolge anche il navigatore partito da Palos. "Tutto il mondo nel suo sonno, tutta la bellezza intreciata con il futuro, con il ventunesimo secolo che avanzava come l'angelo che era venuto a Costantino".
Nella notte di luglio del 2009 i fili si rincorrono e si intrecciano: o forse giocano, giocano tra la Basilica e il nuovo mondo, tra la fede e il punk, tra Arezzo e l'altra parte dell'oceano. "Oh arte gridò il pittore, oh arte gridò l'angelo, arte il grande dono materiale dell'uomo". Un uomo che non capisce, si distrugge. "E Colombo vide tutta la natura in fiamme, la notte apocalittica e il sogno del re tormentato svanì nella luce".
Un capolavoro poetico prima che musicale. Forse il più grande omaggio che la città abbia mai ricevuto in questa epoca. Sembra di rivedere certi passaggi de La vita è bella, lì dove la storia semplice si incrocia con i vicoli di Arezzo, lì dove la pietra diventa carne, lì dove l'amore diventa gioco, prima della tragedia. Ora ecco Patti Smith, in una notte di luglio, a fondere la fede e l'arte della nostra storia, la carne e il sangue.
E a ritornare. Oggi, nel reading che chiude il cerchio, tra quella notte di luglio e il fascio di luce del giorno. E che di un fascio di luce avvolge la città e il suo tesoro migliore, mettendoli gratis sotto l'attenzione del mondo.
di Alberto Pierini
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