Sansepolcro 25 luglio 2011 - Raccontano un Vajont, proprio come Marco Paolini: ma stavolta è un Vajont economico. Una diga virtuale, la diga delle proprie certezze e dei propri stipendi: che crolla trascinando con sè migliaia di dipendenti. La storia di Eutelia, il gigante con i piedi piantati ad Arezzo, l’azienda di telefonia che da anni è in un vortice di debiti, inchieste e operazioni sotto la lente della magistratura. La raccontano a teatro.
La raccontano al pubblico. Forse la raccontano soprattutto allo spettatore che non c’è: a quanti che potrebbero dire, come nel film di Martone, «Noi ci avevamo creduto». Un instant theatre? In fondo sì anche se gli autori non amano questa definizione. «E’ uno spettacolo al quale stiamo lavorando dal 2009, non certo costruito sulle cronache di un mese». E in effetti non è colpa loro se Eutelia è sempre al centro dell’attenzione, e ora perfino della scena.
Fino a pochi giorni fa, quando finalmente sono partiti i bandi per la vendita, redatti dai commissario straordinari, l’ultima speranza per chi ci aveva creduto.
Gli «Schiavi in mano» per dirla con il titolo di uno spettacolo proposto da Fabio Monti (nelle foto) e Norma Angelini. Lui è regista e attore, lei scenografa e coautrice. Una coppia «tosco-sicula» che la sua ispirazione la raccoglie spesso e volentieri proprio dalle grandi vicende di cronaca.
Hanno raccontato ad esempio la tragedia di Lampedusa: anche lì partendo da lontano, anche lì dando ad ogni bis la sensazione di aver costruito lo spettacolo solo il giorno prima. Tra fatti e ironia, sia pur amara. «Hai per caso visto il mio lavoro?» è il sottotitolo dello spettacolo. Il lavoro perduto, quello che in tanti hanno scoperto di aver perso dalla sera alla mattina.
«E’ assolutamente chiaro cosa stava succedendo, già nel 2009: ma non sono riusciti a fermarli». Come nel Vajont? Un po’ sì. Fabio Monti centra lo spettacolo sugli spostamenti volanti di rami d’azienda e dipendenti, chiave di una storia che ricostruisce in una sorta di monologo a più voci. La costruisce su un impianto paradossale. Ma anche di sostanza.
«C’è un aspetto incredibile: tanti invece di protestare continuavano ad elaborare dati e tutto senza essere pagati». Alla ricerca del lavoro perduto, quello del sottotitolo. O di una logica.
«Abbiamo riletto la storia mettendo i lupi a difendere gli squali: una difesa a tutto campo, dove ognuno difende l’indifendibile». Fabio e Norma sono approdati alla cronaca venendo da lontano: muovendosi sul filo tra musica e teatro, viaggiando nelle culture orali e scritte meridionali. Fino a scoprire che forse là c’era la radice di quanto gli stava avvenendo intorno.
La «prima» è dietro l’angolo e non poteva che essere vicino Arezzo, lì dove Eutelia ha le radici e la sede: a Sansepolcro, stasera, nell’Auditorium Santa Chiara. Perla in un festival che si chiama Kilowatt, ha il sapore di una scossa elettrica, ed è in corso da qualche giorno: teatro di sperimentazione, con un cartellone scelto in parte addirittura dal pubblico. Dallo spettatore che c’è: e forse soprattutto da quello che non c’è.
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