Firenze, 16 settembre 2015 - ITALIANI non siamo soltanto figli dei nostri genitori, ma anche degli orti attorno casa, che padri e nonni hanno coltivato fin dai tempi antichi. Nelle case di campagna in particolare, all’epoca della società agraria, orto e forno a legna erano i mezzi che consentivano a una famiglia di vivere con dignità. Cessata la coltura del grano a conduzione familiare, i forni sono poi andati scomparendo. Era rimasto l’orto. Per coltivare il quale, dal 26 novembre, una normativa europea vuole che si abbia un patentino conseguito dopo un corso obbligatorio al prezzo di 400 euro. Tutto per evitare l’uso indiscriminato dei fitofarmaci. Una norma che ha dato adito a considerazioni e malumori di vario genere. L’orto, in questi periodi di crisi, era rimasto il tramite che consentiva di ammortizzare le spese di famiglia, visti i prezzi di frutta e verdura. A Lucca, il comune dava appezzamenti di terreno a chi intendeva farci l’orto. Coloro che non ci si erano mai dedicati, in breve hanno imparato, scoprendo quanto la terra sia disposta a dare se coltivata. Non sono pochi quelli che hanno manifestato preoccupazione per il futuro del proprio orticello, dal momento che non potranno più disporre di quei prodotti, non certo somministrati in dosi industriali, che servivano a farlo germogliare meglio. Di questo passo, inoltre, si contribuirà ad accentuare l’abbandono della terra che, nelle periferie e nelle campagne, è sovente un’estensione di erbacce e di rovi, che l’aratura degli orti argina. Non bisogna poi dimenticare, che frutta e cereali sono elementi decorativi, quadri di colori naturali, che dagli orti escono come un moto di orgoglio. Mangiare a parte, l’orto manifesta l’estro creativo di chi lo coltivava. Ma che l’Europa non vuole più farci esprimere in tutta la sua libertà, facendoci infine sentire orfani di una cultura e di una civiltà tramandata nei secoli.
CronacaL’orto in casa? Addio, ci vuole il patentino