Viareggio, 18 novembre 2010 - Un nuovo mistero, che visti gli eventi richiede di essere chiaramente spiegato e accertato, si apre sulla vicenda della drammatica morte di Daniele Franceschi nel carcere francese di Grasse. Spuntano, infatti, alcune foto del cadavere del giovane scattate in cella 4 ore dopo il decesso che mostrano alcune probabili anomalie della pigmentazione cutanea del ragazzo.

 

Le foto sono state mostrate ieri dalla madre di Daniele, Cira Antignano a La Nazione. Essendo particolarmente crude non possiamo mostrarvele. Ma le raccontiamo. Due sono piuttosto significative: una del volto, del collo e del petto del giovane ormai defunto; l’altra del corpo senza vita sul pavimento della cella, rivolto faccia in basso e coi pantaloncini abbassati che lasciano scoperti i glutei. Daniele sarebbe morto alle 18 dopo un tentativo di rianimazione dall’attacco cardiaco (questa la versione), effettuato dall’infermiere del carcere in cella, col defibrillatore.

 

Prima il giovane era stato ricoverato in infermeria, fino al pomeriggio, per un elettrocardiogramma e probabile terapia medica. Le foto sembrano digitali in originale e quindi suscettibili di saturazione del colore, ma il dorso e le gambe appaiono arrossati, molto pigmentati: colorazione compatibile con le macchie ipostatiche post mortem, che però sono assolutamente assenti sui glutei uniformemente bianchi. Sulla schiena, in corrispondenza delle sporgenze scapolari, alcune aree più chiare compatibili con l’appoggio del corpo al pavimento o a una brandina durante il soccorso. Se però il corpo non è rimasto in quella posizione per 4 ore, non si spiega l’assenza di macchie ipostatiche sui glutei. Se la pigmentazione fosse causata da una reazione allergica o fotoindotta da farmaci, la colorazione dovrebbe parimenti essere presente sui glutei nel primo caso, e assente nel secondo.

 

Ma la madre Cira ieri ha escluso che il giovane, durante la carcerazione, avesse preso il sole perché non usciva per l’ora d’aria. "Aveva visto dei brutti personaggi in carcere e non voleva correre rischi" ha detto la donna.
Sul volto il carnato presenta meno macchie ma secondo la famiglia c’è un segno sullo zigomo destro compatibile con ecchimosi. Sul collo, lato destro, in prossimità della succlavia, è presente un cerotto a croce che indicherebbe una ferita o un intervento di perfusione tipo fleboclisi (ma in tale sede si fa solo per ospedalizzazione prolungata, di solito).

 

Anche sul petto, ma con meno uniformità del dorso, la pelle appare iperpigmentata. Amici nel carcere hanno riferito che dopo la morte Daniele era rosso come il fuoco, colore poco compatibile con un arresto cardiaco seguito dal tentativo di rianimazione, con probabili spasmi terminali del miocardio: generalmente in questi casi, subito dopo la morte, la separazione del plasma fa assumere alla cute del morto un colore particolarmente giallo. Può essere che l’arresto cardiaco sia stato scatenato da uno schock anafilattico, magari da farmaci, il che avrebbe richiesto l’immediata terapia in vena con adrenalina, antistaminici e cortisonici? Una corretta analisi tossicologica potrebbe dare le risposte alle stranezze di queste foto.