Arezzo, 31 dicembre 2010 - Il crollo di un pezzo della diga di Montedoglio, sul fiume Tevere in provincia di Arezzo, è avvenuto mentre i tecnici dell'Ente Irriguo Umbro-Toscano (Eiut) stavano ultimando un collaudo che prevedeva di portare l'acqua al massimo livello di contenimento dell'invaso. Un test che è stato fatto per la prima volta dalla sua inaugurazione, avvenuta nel 1990, e che è anche dovuto alla forte quantità di acqua ricevuto dal lago con le recenti piogge e nevicate.
''Diciamo subito che questi impianti sono sempre sotto collaudo, nel senso che i controlli che vengono attuati in continuo e sono effettuati con le modalità dei collaudi - precisa Diego Zurli, direttore generale dell'Eiut - . Ma, in particolare, mercoledì scorso era l'ultimo collaudo a diga completamente colma, perché per la prima volta era stata portata al massimo livello di contenimento dell'acqua''. L'ultimo collaudo consisteva nel riempimento fino all'orlo e non era mai stato eseguito prima: finora, spiegano i tecnici, si era rimasti sempre almeno un metro sotto. Invece, le grandi nevicate della scorsa settimana e il successivo rialzo delle temperature piu' le forti precipitazioni, avevano aggiunto tanta acqua nell'invaso che, nel test, è stata trattenuta fino a raggiungere il massimo livello.
LA DIGA
E' di quasi 150 milioni di metri cubi la capacità della diga di Montedoglio, una massa critica che intorno alle 21.30 di mercoledì ha 'rotto' tre 'conci', cioe' tre enormi blocchi verticali di cemento armato (ciascuno e' alto 15 metri e largo 10), che insieme ad altri formano una barriera sul lato del canale scolmatore, aprendo la falla che ha causato l'alluvione del Tevere. L'invaso di Montedoglio ha visto la posa della prima pietra nel 1978. L'acqua ha iniziato ad essere trattenuta nel 1990. Da allora i test si sono succeduti di continui. Prima nelle diverse strutture, sia terrapieni che manufatti di cemento armato. Poi alle paratie e agli impianti di pescaggio e di adduzione verso le gallerie che portano l'acqua verso la Valtiberina e verso la Valdichiana. Il riempimento della diga e' stato effettuato in 20 anni. Nel frattempo si è iniziato ad utilizzare l'acqua della diga stessa (sia per usi irrigui che potabili) e l'invaso ha avuto fin dall'inizio anche la funzione di regimazione delle acque del Tevere.
I COMMENTI
''Lo spavento è stato grande ma la macchina dell'emergenza locale ha funzionato bene. Adesso occorre accertare responsabilità e cause del cedimento''. Cosi' il presidente della commissione Ambiente, Vincenzo Ceccarelli (Pd), è intervenuto con una nota sulla rottura di un fronte di 30 metri nella diga di Montedoglio (Arezzo), che nella notte fra mercoledì e giovedì scorsi ha causato l'aumento della portata del fiume Tevere e il conseguente sfollamento di
circa 450 persone, ora rientrate nelle loro abitazioni''.
''Ho parlato con i sindaci del luogo e con il commissario dell'Ente irriguo'', fa sapere Ceccarelli. ''Sembra di capire che la preoccupazione sia stata grande. Adesso che la situazione è tornata sotto controllo rimane da accertare se ci sono responsabilità ma soprattutto occorre che la Regione segua con molta attenzione tutta la vicenda''. ''La gestione della diga - ricorda il presidente - è in una fase commissariale. Deve essere superata e occorre adoperarsi perché nella soluzione che si troverà ci sia più protagonismo della comunità locale. Anche in termini di controllo''. ''L'invaso è una grande risorsa'', conclude Ceccarelli. ''Occorre fare in modo che non rimanga una grande preoccupazione''.
TRAFFICO
È stata riaperta stamani al traffico l'ex statale 73 che collega Sansepolcro ad Arezzo. La decisione è stata presa dal sindaco di Sansepolcro e dalla Prefettura di Arezzo, dopo che la strada era stata chiusa mercoledì sera per la rottura di un fronte di 30 metri nella diga di Montedoglio, con il conseguente aumento della portata del Tevere.
Riaperto quindi anche il ponte sul fiume, che come molti altri era stato chiuso in via precauzionale per il rischio di esondazioni o danni alle strutture. Sono intanto rientrati ieri sera nelle loro case quasi tutti i 450 sfollati.
Anche i vigili del fuoco annunciano il «cessato allarme» per il danno subito alla diga del Montedoglio, nel comune di Sansepolcro. Una nota del comando provinciale di Perugia informa che «su disposizione del Dipartimento dei vigili del fuoco soccorso pubblico difesa civile è stato ricondotto all'ordinario il dispositivo di soccorso posto in essere dai vigili del fuoco a seguito del danneggiamento del sistema di scarico di superficie delle acque della diga del Montedoglio posta sul fiume Tevere a nord della provincia di Perugia».
Dopo il danneggiamento, «è stato immediatamente attivato il dispositivo di soccorso con l'invio in zona delle squadre operative potenziate con l'immediato richiamo in servizio di personale libero a partire da quello con specializzazione nei settori Saf (speleo alpino fluviale) ed acquatici». Il direttore regionale dei vigili del fuoco dell'Umbria Gioacchino Giomi ha seguito la vicenda sin dai primi momenti d'intesa con quello della Toscana Cosimo Pulito disponendo l'attivazione di altro personale e mezzi inviati dal Centro operativo nazionale da altre regioni (Lazio,Toscana, Marche, Emilia Romagna) oltre che del Comando di Terni.
In tutto circa 100 uomini con 50 mezzi tra cui anfibi, barche, gommoni, torre fari, mezzi fuoristrada ed idrovore hanno presidiato il territorio lungo l'asta del Tevere rimodulando la loro posizione sulla base dell'andamento del fronte di piena mettendosi a disposizione delle autorità locali e della popolazione. Tecnici dei vigili del fuoco, infine, hanno preso parte alle attività svolte presso il Centri coordinamento soccorsi delle Prefetture e dei Centri operativi attivati nei vari Comuni interessati.
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