Firenze, 22 maggio 2011 - FINO a quel momento il corteo degli anarchici si era svolto quasi normalmente. Poi all’improvviso l’assalto. Circa un centinaio di militanti dei movimenti anarchici si sono staccati dal corteo, sul viale Lavagnini, e si sono scagliati contro una sede del Pdl. È stata infranta una vetrata del locale, probabilmente a colpi di pietra; sulla porta a vetri di fianco sono stati lanciati gavettoni di vernice verde, rossa e rosa. La vetrata peraltro era già lesionata da tempo. Altri manifestanti hanno acceso fumogeni, cercando di buttarli all’interno della sede del Pdl e alcuni hanno anche tentato di irrompere nei locali del circolo, senza riuscirci. Si sono allontanati quando personale in borghese delle forze dell’ordine, per lo più appartenenti all’ufficio Digos, è intervenuto con energia. Sono arrivati anche i vigili del fuoco, ma non c’è stato bisogno del loro intervento.
LA MANIFESTAZIONE era stata organizzata per protestare contro l’arresto (ai domiciliari), a inizio mese, di cinque militanti anarchici, accusati di una serie di reati come danneggiamenti, blocchi stradali, blocchi delle stazioni fiorentine.
Il corteo è partito da piazza San Marco alle 16,15; in quel luogo è stato affisso uno striscione contro «l’università azienda». Gli slogan lasciati scritti sui muri durante il passaggio dei circa settecento manifestanti provenienti da Napoli, Genova, Massa Carrara, e alcuni, in macchina, anche da Milano, sono stati i soliti: si va da «Basta gabbie» a «Fuoco alle frontiere», passando attraverso «Attacco allo Stato» e il classico «Giornalisti infami». A inizio corteo è stato acceso un fumogeno.
DOPO l’assalto alla sede del Popolo della libertà, il corteo è sfilato in via Valfonda, davanti a Confindustria, dove è stato affisso uno striscione con la scritta: «Basta morti sul lavoro, padroni assassini». Anche in via Valfonda sono stati accesi alcuni fumogeni.
«Un gesto ignobile e indegno di Firenze». Così il sindaco, Matteo Renzi, ha condannato l’episodio. «A Firenze è a rischio l’agibilità democratica — ha detto il coordinatore regionale del Pdl toscano, Massimo Parisi —, poiché ci viene negata la libertà di esporre per strada i simboli del nostro partito. Abbiamo pertanto deciso di lasciare la sede di via Lavagnini».
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