Perugia, 19 giugno 2011 - «A QUANTO mi disse Rudy (Guede, ndr), Amanda e Raffaele con l’omicidio non c’entrano niente. Mi riferì di avere cercato di soccorrere Meredith dopo che il suo amico l’aveva ferita con un coltellino da tasca. ‘Ma cosa fai?’ gli disse ancora l’amico. ‘Dobbiamo finirla questa, se no ci fa marcire in carcere’». Parla Mario Alessi, l’assassino del piccolo Tommaso Onofri, appena 18 mesi, al processo d’appello per l’omicidio di via della Pergola, a Perugia. E Amanda in aula, gonna a fiori, maglietta blu e ballerine, ascolta impassibile.
Alessi parla, confortato dal ricordo di altri due detenuti, Antonio De Cesare e il collaboratore di giustizia Marco Castelluccio, mentre il terzo, Cipiani Trinca, ha disconosciuto la sua firma sulla lettera al difensore di Sollecito, Giulia Bongiorno. Racconta le confidenze che Guede, condannato a 16 anni con sentenza definitiva, gli avrebbe fatto in carcere a Viterbo nel 2010 (ma l’ivoriano ha smentito, ndr). Altra storia da quella ripercorsa sempre ieri dal quinto testimone indicato dalle difese Knox e Sollecito: quel Luciano Aviello che accusa del delitto il fratello Antonio, ‘scomparso’ da tre anni, e un amico di quest’ultimo, l’albanese ‘Lala’.
Stando al racconto di Alessi — che ieri ha avuto un malore ed è indagato per false dichiarazioni ai legali di Sollecito —, Rudy e un amico avrebbero conosciuto la studentessa in un locale e poi sarebbero andati a casa sua chiedendole un rapporto a tre. Guede sarebbe quindi andato in bagno e, al suo ritorno, avrebbe visto l’amico che teneva la ragazza stesa a terra. «A quel punto Rudy si è messo sulla ragazza a cavalcioni, masturbandosi». Quindi l’amico l’avrebbe costretta ad avere un rapporto orale. In quel momento «salta fuori il coltellino e la ragazza, gesticolando e muovendosi, si è ferita». Il killer di Tommy aggiunge poi di aver cercato di convincere Rudy a raccontare la verità. «Gli ho detto che se non lo faceva, lo avrei fatto io e quando i due ragazzi (Amanda e Raffaele ndr) sono stati condannati lui commentava che avevano fatto bene, sono intervenuto e gli ho detto ‘ma con quale faccia, mi hai detto che sono innocenti’. Dopo ho interrotto i rapporti con lui». Poi, quando il legale dei Kercher Francesco Maresca gli mostra l’immagine di Tommy, nega di conoscere e di avere ucciso il bimbo nella foto. De Cesare aggiunge al racconto-fotocopia di Alessi di avere visto quest’ultimo «piangere dalla rabbia» proprio perché c’erano due innocenti in cella. Si discosta però dalla versione di Alessi per due aspetti che l’assassino di Tommy ha detto di ignorare: Un vetro rotto («Rudy mi disse di aver rotto una finestra») e il furto («È tornato nella casa e ha rubato i soldi di Meredith»).
Tocca poi ad Aviello calcare la scena. Dice di aver abitato proprio in via della Pergola in un appartamento messo a disposizione Salvatore Menzo — ex collaboratore sotto inchiesta per omicidio — «in cambio di affari illeciti a Perugia».
Portò con sé il fratello Antonio che aveva fatto uno «sgarro» alla famiglia Licciardi. Stando ad Aviello il fratello sarebbe tornato una sera a casa con il giubbotto strappato e il braccio insanguinato dai graffi, con in mano un mazzo di chiavi e un coltello, raccontando del furto su commissione di opere d’arte, finito con l’omicidio di una ragazza «in vestaglia». Sotto le unghie di Mez non fu trovato materiale organico di terze persone e il cadavere della studentessa era seminudo, con una maglietta arrotolata sopra il seno e i jeans che le erano stati tolti poco lontano. Aviello sostiene di aver preso in consegna il coltello e le chiavi e di averle nascoste. Testimonianze che segnano una «svolta» in favore di Sollecito, secondo il suo legale Giulia Bongiorno. «Un passo falso delle difese» per l’avvocato Maresca. Si torna in aula il 27 giugno per sentire i testimoni in controprova indicati dalla procura generale. Si parte da Rudy Guede.
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