Firenze, 4 novembre 2011 - Solo duemila firme. Tante ne mancano per raggiungere quella quota — cinquantamila — che ci eravamo prefissi quando abbiamo deciso di intraprendere la battaglia per la legge sull’omicidio stradale. Ancora un piccolo sforzo e ce l’avremo fatta. Non dubitiamo di farcela. Perché, vedete, quelle firme sono arrivate in un baleno e questa è la riprova, se mai se ne fosse sentito il bisogno, che il problema della violenza stradale è un’emergenza della nostra società ovunque si viva. Quando una vita viene stroncata da un automobilista ubriaco o sotto effetto di stupefacenti è un omicidio. Non si può chiamarlo in un altro modo perché di questo si tratta. Ed è un omicidio che per ora resta quasi sempre impunito.
 

Da quando abbiamo iniziato questa raccolta abbiamo conosciuto persone meravigliose in tutte le regioni italiane. Abbiamo raccolto le loro adesioni e poi loro ci hanno aiutato a raggiungere altra gente, che a sua volta ha prolungato questa catena. Si è creato un passaparola continuo che è stato fondamentale — quanto la stampa — per andare avanti in quella che riteniamo una fondamentale battaglia di civiltà. Si tratta di difendere il diritto alla vita, stabilendo regole certe e pene adeguate per chi uccide mettendosi al volante senza essere in condizione di guidare. Lo abbiamo detto più volte: non è questione di vendette o di rivalse, ma chi uccide in questo modo, guidando quando non è in condizioni di farlo, deve rendersi conto di ciò che ha fatto. Entrando in carcere e, soprattutto, non guidando più. Ecco perché vi chiediamo un ultimo sforzo. Per evitare altre tragedie.