Firenze, 8 settembre 2012 - Eccola, in tutta la sua bellezza. Imponente e sacra. La “Porta del Paradiso” di Lorenzo
Ghiberti - cinque metri di splendore e storie bibliche tornati sotto gli occhi del mondo - troneggia nel cortile del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze (oggi a ingresso gratuito dalle 15,30 alle17,30). La guardi, e il cuore accelera i suoi battiti. Non a caso il capolavoro commissionato dalla potente Arte di Calimala per il Battistero
e realizzato dal Ghiberti tra il 1425 e il 1452, fece impallidire per magnificenza la prima porta (affidata sempre allo stesso artista), tanto da farla smontare e sostituire da quella che, secondo il Vasari, Michelangelo ribattezzò “Porta del Paradiso”: fu così che conquistò il posto d’onore, proprio davanti alla Cattedrale.

Dopo secoli e infinite vicissitudini (dalla “fuga” per la guerra, all’alluvione del ’66) e un tour di alcune formelle restaurate e mandate in giro per il mondo, la “Porta del Paradiso” ha trovato la sua collocazione “provvisoria”, protetta da una maxiteca che impedisce il deterioramento della delicatissima superficie dorata. «E lì resterà almeno fino all’autunno 2015, quando saranno terminati i lavori di raddoppio degli spazi» sottolinea il direttore del museo dell’Opera, monsignor Timothy Verdon; «Quindi, grazie al nuovo allestimento, verrà esposta nella Sala della Facciata, un’aula lunga 36 metri, larga e alta 20, dove sarà possibile ammirare anche la monumentale ricostruzione della facciata della Cattedrale su disegno del Poccetti, appunto, i bronzi del Battistero, i due grandi sarcofagi romani che, per tutto il Medioevo, gli stavano davanti e le Porte del Battistero.

In pratica, piazza del Duomo com’era ai tempi del Ghiberti». Già, perché la “Porta del Paradiso” non è destinata a rimanere sola a lungo: «A novembre presenteremo l’intervento di smontaggio e restauro di quella Nord del Battistero, realizzata ancora dal Ghiberti tra il 1402 e il 1424, grazie a un gruppo internazionale di mecenati che finanzierà anche il recupero della Porta Sud, la più antica, opera di Andrea Pisano che la fece fra il 1330 e il 1336», anticipa il presidente dell’Opera del Duomo, Franco Lucchesi.

A finanziare i nuovi interventi, una cordata di multimilionari stranieri: 60 fra i maggiori imprenditori del globo, famiglie indiane, manager cinesi, brasiliani, messicani, israeliani, londinesi e perfino del Qatar. Generosi donatori che hanno messo a disposizione qualcosa come 10 milioni di euro (circa 166mila a testa), con incredibili sorprese. Le anticipa a Qn Enrico Marinelli, figlio di quell’Aldo della Galleria Frilli che trovò il mecenate giapponese che finanziò la fusione (da lui realizzata) della copia che ancora oggi incanta milioni di turisti.
«È vero, 24 anni fa mio padre fece la Porta e trovò lo sponsor - confida il presidente di “Guild of the Dome”, l’associazione di cui fanno parte gli imprenditori coinvolti - . Il mio impegno è stato mettere insieme persone che vogliono lasciare un segno indelebile del loro passaggio in questo mondo “adottando” uno dei 56 pannelli
(28 per porta), che verranno restaurati».

Fra le curiosità: «Una famiglia ebrea ha scelto di sponsorizzare il pannello con il “Battesimo di Cristo” - conclude Marinelli - e una araba, del Qatar, quella in cui appare la Vergine con indosso una veste dai bordi che riportano un’iscrizione in caratteri cufici, lingua in cui è stato scritto il Corano». Fra i maggiori investitori, il più grande produttore di biciclette di tutta l’India. Tutti insieme, per la gloria del Paradiso.

Letizia Cini ([email protected])