Grosseto, 12 settembre 2012 - Una serie di ordini incompleti da parte del comandante Francesco Schettino seguiti da incomprensioni con il timoniere che non capisce cosa deve fare o che sbaglia ad eseguire. E' una situazione di confusione quella che c'era in plancia di comando della Concordia prima dell'impatto con lo scoglio dell'Isola del Giglio. Cosi', almeno, la descrivono i periti del gip di Grosseto.

''Queste dinamiche - e' la conclusione - hanno sicuramente aggravato una situazione gia' di per se' critica e possono avere concorso al verificarsi della collisione avvenuta immediatamente dopo''. ''Alle 21:39:31 - elencano i periti - il comandante ordina 300. In questo modo l'ordine non e' incompleto, in vicinanza della costa (circa un miglio) e' opportuno specificare l'angolo di barra del timone con cui effettuare l'accostata, determinando la velocita' con cui la nave accosta''.

''Alle 21:40:50 - continuano - a seguito di un nuovo ordine di rotta non compreso immediatamente dal timoniere, piu' persone partecipano al dialogo per riuscire a chiarire l'ordine impartito'', mentre poco dopo i periti scrivono che ''dalla concitazione dei dialoghi appare che il timoniere non sia reattivo come dovrebbe e che talvolta non comprenda, soprattutto in una situazione delicata come la vicinanza alla costa''. ''Dalle 21:44:48 alle 21:45:02 si rileva che il timoniere sbaglia a eseguire l'ordine del comandante''.

ABBANDONO NAVE - L'abbandono nave si sarebbe dovuto dare alle 22.00 e 40 secondi invece ''la chiamata verra' ordinata ufficialmente da Schettino alle ore 22.51.10 ed eseguita alle 22.54.10''. Alle 21.58 il capitano ''avrebbe dovuto chiamare l'emergenza generale, in realta' la comunicazione via interfono avverra' alle ore 22.36''. La richiesta di assistenza sarebbe dovuta partire alle 22.02, ''invece di mentire dicendo di avere un black out a bordo. In realta' avverra' alle 22.25'' e questo ''rende meno efficace l'intervento''.

EQUIPAGGIO IMPREPARATO''Parte dell'equipaggio destinato a incarichi chiave non conosceva i propri compiti in caso di emergenza''. Secondo i periti l'emergenza generale venne lanciata con ''colpevole ritardo''. Non solo, a parte dei componenti l'equipaggio erano stati attribuiti ''incarichi di emergenza senza che fosse stata fornita loro la familiarizzazione prevista per soddisfare i requisiti'' previsti dalla legge in casi di pericolosita''', ma ''ai mezzi collettivi di salvataggio - aggiungono i periti - sono stati assegnati membri dell' equipaggio che non erano in possesso'' del certificato di idoneita'''. Infine, ''non tutto l'equipaggio era in grado di capire le istruzioni in caso di emergenza nella lingua di lavoro (italiano)''.

LA POSIZIONE DI FERRARINI - "Dalla successione degli eventi e dai relativi aggiornamenti della situazione provenienti da Schettino, Ferrarini sembra non avere il reale polso delle condizioni della nave''. E' quanto scritto nella relazione tecnica dei consulenti nominati dal gip di Grosseto Valeria Montesarchio. Roberto Ferrarini e' il Fleet Crisis Coordinator di Costa Crociere, ossia la persona che a terra ha la responsabilita' e l'autorita' di gestire le prime fasi della situazione di crisi.

Secondo i periti ''quando Schettino, alle ore 22.27.05, lo informa circa la presenza di tre compartimenti allagati, questi avrebbe dovuto suggerire prontamente al Comandante che in questa condizione la stabilita' della nave era ormai compromessa procedendo alla diramazione dell'emergenza generale e successivo abbandono nave''.
''Invece - prosegue la relazione - da quel momento trascorrono 6' prima che Schettino acconsenta all'emergenza generale e circa 27' all'annuncio di abbandono nave''. ''Se appropriati suggerimenti fossero pervenuti a Schettino da Ferrarini, - concludono i periti - i tempi per attivare le procedure di emergenza sarebbero stati piu' celeri''.