Stefano Cecchi
Pino Di Blasio
 

Firenze, 15 febbraio 2013  - Edoardo Nesi, cosa ha spinto uno scrittore di successo, a candidarsi alla Camera con «Scelta civica» e Mario Monti?


«Ho deciso di candidarmi dopo la vittoria del premio Strega con ‘Storie della mia gente’. Da molti lettori sono arrivate invocazioni del tipo ‘e ora cosa si fa?’ Pensavo di aver esaurito la mia funzione scrivendo libri. Però poi mi sono accorto che c’era la possibilità di fare qualcosa di più. La scelta di farlo con Monti non è stata compresa da tutti, anzi...»
 

Forse perché nel suo libro non lesina critiche al suo governo...
«Dopo averlo criticato quanto e più di altri, mi sono accorto, andando in Spagna e in Grecia, del disastro che questa crisi ha provocato. E ho capito che, pur avendo colpito duramente l’economia, Monti ha salvato l’Italia, per questo Time gli ha dedicato la copertina».
 

Cosa risponde a Berlusconi quando dice che i professori non possono fare politica?
«E’ difficile rispondere a Berlusconi, ha preso posizione su tutto, cambiando sempre opinione. Nel novembre 2011 l’Italia non aveva più accesso al mercato dei capitali, stava per non piazzare più i suoi titoli, che consentono a uno Stato di continuare ad esistere. Non posso dimenticarmi di quando Berlusconi scappò di sera dal Quirinale, dicendo ‘lo faccio per il bene del Paese’. Per me era finito come politico. Questo suo riproporsi in campagna elettorale mi sembra una boutade. Ma poi mi stupisco che c’è ancora un 20% degli italiani che si dichiara pronto a votarlo».
 

Perché ha scelto di abbandonare Renzi dopo la Leopolda?
«Ho una grande stima di Renzi, secondo me farà moltissimo per l’Italia. Ho pensato che quello che avevo detto e fatto alla Leopolda, fosse perfettamente rappresentato da Monti. Credo infatti che il mondo sia infinitamente più complesso di quello che rappresentiamo».
 

Non crede che Monti stia sbagliando campagna? Alla fine dovrà trattare con chi sta litigando...
«Questo movimento fino a un mese fa non c’era. Un movimento che tiene in sè opinioni molto diverse su temi molto sensibili. Anche per questo ci sto bene, nessuno mi ha chiesto dichiarazioni d’appartenenza. Voler riformare lo stato significa avere un modo nuovo di intendere la politica».
 

Svegliamoci il 26 febbraio: come si immagina il Parlamento?
«Sarebbe impensabile svegliarsi il 26 febbraio e accorgersi che bisognerà tornare a votare. Uno scenario di tipo greco che va evitato. Auspico che ci sia un avvicinamento a quei partiti che più hanno sostenuto Monti al governo».
 

La crisi del lavoro è drammatica. Lei, che è stato imprenditore, come pensa ripartirà l’occupazione?
«Gli anni in cui ero imprenditore erano straordinari, ho intenzione di raccontarli nel mio prossimo romanzo. Ci vogliono nuove imprese, a mio avviso. Il dibattito sull’economia si concentra su come far rientrare occupati in imprese che sono vecchie. L’Italia e la Toscana devono avere aziende all’avanguardia. Penso al Polo di Navacchio, una delle meraviglie della regione. Lì fanno quell’innovazione di prodotti che a me piace, perché è talmente avanti che io non riesco a capire dove possa portare. Ma non può essere imitata a poco prezzo».
 

Lei voterebbe per l’abolizione delle Province e per il taglio dei parlamentari?
«Sono stato assessore alla Provincia di Prato per 3 anni, non ho visto sprechi o dipendenti che non lavoravano. Se si andrà all’abolizione delle Province, bisognerà decidere a chi andranno le funzioni. Quando si parla di tagli allo Stato, però, pensiamo alle persone che lavorano negli enti. E cominciamo con il dimezzare i parlamentari».
 

Lucchini, Finmeccanica, Mps: quale di queste crisi toscane la preoccupa di più?
«Sono crisi diverse unite dal fatto che sono terribili. Purtroppo vengono al pettine nodi di decisioni imprenditoriali sbagliate. Ho vissuto a Prato sulla mia pelle l’emorragia del tessile, passato da 40mila a 15mila addetti».
 

Cosa pensa di questa legge elettorale, che genera un Parlamento di nominati?
«Sapevo che era disastrosa, l’ho capito ancora di più da quando sono candidato. Potevo anche restare a casa, senza fare campagna ed avere più speranze di altri di essere eletto. Una persona straordinaria come Franco Vaccari, creatore della cooperativa Rondine, con una legge elettorale normale sarebbe il primo degli eletti. Così invece, con il quinto posto in lista, sarà complicato farlo passare».