Firenze, 15 dicembre 2013 GENTILE DIRETTORE, Lei ha presente quanti strozzini ci sono in giro? Un’enormità. Leggo che le forze dell’ordine hanno arrestato a Napoli alcune donne che facevano le cravattare con i vicini di casa. Bene, Purtroppo per una che viene identificata altre mille stanno fuori e continuano ad angariare chi viene salassato da questa crisi maledetta. La verità, amara, è che arpìe e usurai senza scrupoli restano l’ultimo rifugio per chi viene ammazzato da tasse e burocrazia. E la colpa è dello Stato tartassatore.

Federico Brunelli, Siena

 

Risponde il vice direttore Mauro Avellini

 

IL FENOMENO è complesso, in parte originato e in parte aggravato dalla grave situazione di crisi. La pressione fiscale per le famiglie è insostenibile, è vero, ma correre dagli strozzini non è la prima cosa da fare, anche quando c’è una banca che non ti sta più a sentire. C’è una parola magica che deve tornare a essere pronunciata: fiducia. E’ il sentimento che ha fatto scattare la serie di denunce alla polizia dopo il fatto di cronaca che lei cita. Che porta tanta gente comune a chiedere suggerimenti agli sportelli anti-usura. Che sempre più spesso mette insieme banche e imprese per favorire investimenti o evitare fallimenti. Che indirizza verso il lavoro, i giovani e le famiglie le nuove politiche del credito. Oltre la fiducia però serve responsabilità. Purtroppo, e le statistiche lo dimostrano, le famiglie si indebitano non soltanto per pagare le tasse, ma anche per comprare il telefonino nuovo o, peggio ancora, per saldare i debiti del videopoker. Stato, banche, imprese, cittadini siamo noi. Per cambiare basta mettersi tutti le mani sulla coscienza.