Pisa, 27 gennaio 2014 - Una nuova richiesta di controlli e indagini nel caso di Roberta Ragusa. Viene da Antony Michele Fois, sensitivo della Valdera che afferma di essere in contatto con la donna scomparsa la quale gli avrebbe indicato con precisione il punto in cui scavare, a Gello, vicino al campo sportivo, vicinissimo dunque alla casa nella quale Roberta abitava e lavorava. Il sensitivo è andato sul posto con un amico investigatore trovando «prevcisi riscontri a quello che avevo percepito nel contatto con l’entità».
E’ stato poi ascoltato in Procura dal pm Aldo Mantovani, «ma non sono sicuro che la zona sia stata controllata per davvero dagli investigatori: eppure ho indicato il punto esatto in cui scavare e cercare la verità». «Ho visto bene, ho visto tutto. Roberta è entrata in contatto con me almeno tre volte e ha sempre ripetuto la stessa cosa: «Sono qui vicino, cercate accanto alla menta».
E io ho verificato ogni dettaglio e poi ho riferito tutto in Procura: ma siamo sicuri che i carabinieri siano poi andati a scavare? Sono stati fatti tutti i controlli?». Così Antony Michele Fois, sensitivo della Valdera. Non fa le carte, usa solo «rosario e acqua santa», da quando, all’età di 29 anni, si è accorto di avere gli stessi poteri del nonno, cioè la facoltà di «sentire, di entrare in contatto con l’aldilà. E la prima visione è stata quella di un fratello morto foglorato proprio quando aveva 29 anni».
Da quel momento per Antony la possibilità di avere contatti con l’altro mondo è diventata una professione vera e propria, esercitata per cercare di alleviare i problemi degli altri «e la gente ne ha davvero tanti» afferma. Poi l’«incontro» con Roberta.
«E’ accaduto la scorsa primavera, durante una di quelle trasmissioni tv che si occupano del mistero di Gello. Mi è bastato cercare sul computer la mappa della zona in cui abitava Roberta per sentire una forte attrazione verso il campo sportivo di Gello».
Nella visione Roberta chiede di cercare proprio accanto a una pianta, vicino alla menta. Il sensitivo sale in macchina e raggiunge Gello con un conoscente, investigatore privato: cerca lungo la rete del campo, trova la pianta e la menta, tanta, tantissima. «Il sogno era preciso: ho rivisto tutto nei dettagli, anche la terra smossa ai piedi dell’albero, come una montagnola di un paio di metri per uno e mezzo».
Altre visioni, altri particolari: «Ho visto Roberta, poi qualcuno che le metteva le mani al collo soffocandola. Era notte e Roberta è rimasta lì, a terra, ai piedi della pianta un giorno intero». Ma è possibile che nessuno all’indomani si sia accorto di nulla? «Abbiamo verificato: né dalla strada, né dal campo si riesce a scorgere cosa può accadere in quel fazzoletto di terra: ci sono anche un fossato e una fitta siepe...
Poi, la notte seguente, il misterioso personaggio torna, scava una buca e sotterra Roberta avvolta in una coperta. E ancora la visione della donna, che insiste di cercare meglio. Poi appare anche Logli, il marito: ma il sensitivo lo vede «bambino, mentre si arrampica e gioca proprio su quella pianta accanto al campo sportivo. Era tutto molto preciso, ho riferito in Procura e vorrei dei riscontri. Lì non si può andare col georadar. L’area è piccola, stretta, ma proprio per questo non è difficile scavare».
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