Prato, 5 febbraio 2014 - Si è preso un grosso rischio e alla fine ha avuto ragione. Un gesto quasi di sfida contro il Fisco «premiato» da un tribunale. E’ il caso di un imprenditore pratese, M.B., titolare di una tintoria con oltre 40 dipendenti. Uno dei sopravvissuti alla crisi, in un distretto tessile dove le tintorie decidevano il colore dell’acqua del Bisenzio.
L’imprenditore in questione si è trovato ad affrontare la morsa della crisi e perdite di mezzo milione di euro. Di fronte a questa situazione, la scelta di investire nell’azienda con una mossa rischiosa, quella di abbattere gli elevati costi di affitto acquistando l’immobile che ospitava la ditta. Con un duplice effetto positivo: da una parte il risparmio del canone di locazione, dall’altro la ricapitalizzazione della società con l’acquisizione di un bene. La mossa non è stata premiata dalle banche, che, anzi, hanno diminuito gli affidamenti alla tintoria.
Se fosse stata un’azienda condannata, la scelta più naturale sarebbe stata mandare le lettere di licenziamento e chiudere tutto. Ma la ditta era sana, c’era molto lavoro: ordini per milioni di euro. Per fare fronte alle richieste dei clienti, in crisi di liquidità aggravata dalla scelta delle banche di chiudere i rubinetti, l’imprenditore si è trovato di fronte a un bivio: pago le tasse o dipendenti e fornitori? Non ha avuto dubbi, nonostante le resistenze del consiglio di amministrazione: ha portato avanti il lavoro scegliendo di non usare i soldi per saldare il conto con il Fisco, un debito con lo Stato di circa 150mila euro.
L’Iva, invece, l’aveva versata interamente. Sapeva di rischiare e infatti si è trovato sotto processo, nel corso del quale è stato assistito dall’avvocato Luca Brachi: il giudice Jacqueline Monica Magi (foto), però, l’ha assolto dalle accuse. Non era in grado di pagare, perché, se lo avesse fatto, avrebbe dovuto licenziare e rinunciare a quelle commesse che gli hanno permesso di portare avanti l’attività. Non è l’unico caso, cominciano a essere numerosi.
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