Lunigiana, 8 febbraio 2014 - Ha aiutato una gatta a partorire quando era ufficiale medico rianimatore presso la base militare italiana in Kosovo e per questo è stata processata con l’accusa di disobbedienza aggravata e continuata. Ed è stata assolta. Barbara Balanzoni, 39 anni, è di Crevalcore, in provincia di Bologna, ma da qualche settimana lavora nell’ospedale di Pontremoli, come medico rianimatore.
LA VICENDA risale al maggio 2012: la gatta, secondo il racconto del medico, era in difficoltà durante il parto e rischiava la vita. Ma il suo gesto era stato punito con cinque giorni di consegna per “disobbedienza aggravata continuata” per non aver rispettato il divieto firmato dal comandante della base di avvicinare animali randagi. La cosa era emersa perché la gatta aveva graffiato la dottoressa e si era resa necessaria un’iniezione di antirabico.
NELL'UDIENZA del 7 febbraio la dottoressa è stata “assolta perché il fatto non sussiste”, su richiesta del Procuratore Capo della Procura Militare. La formula di assoluzione, pronunciata prima che il dibattimento venisse aperto, tuttavia non chiude il processo di Barbara Balanzoni che deve rispondere anche dei reati di diffamazione aggravata ed ingiuria aggravata e continuata. «Una decisione che mi lascia l’amaro in bocca — ha dichiarato Balanzoni al termine dell’udienza — perché, se da un lato sono stata assolta con formula piena per avere salvato la micia e i suoi cuccioli, dall’altro purtroppo restano in piedi gli altri due capi di imputazione in una vicenda che presenta punti poco chiari. Mi auguro a questo punto che anche gli altri due capi di imputazione cadano come è successo con il primo. Dal 2012 sto vivendo un vero inferno, spero di poter voltare pagina il prima possibile».
L’ENPA ha sostenuto le ragioni della dottoressa. «Accolgo con soddisfazione la notizia dell’assoluzione di Barbara Balanzoni per il reato di disubbidienza: giustizia è fatta, almeno per la questione della gatta», commenta la presidente nazionale dell’Enpa, Carla Rocchi, che proprio martedì scorso, insieme al responsabile comunicazione e sviluppo iniziative Enpa, Marco Bravi, aveva consegnato al sottosegretario alla Difesa, la senatrice Roberta Pinotti, le firme raccolte dal “popolo del web” a sostegno di Barbara. «E’ stato ribadito un principio cardine dal punto di vista etico e giuridico: la difesa della vita di ogni essere vivente è un bene primario e va tutelata prima di tutto — prosegue Rocchi —. Per questo dobbiamo ringraziare le numerosissime persone che hanno svolto un ruolo fondamentale nella vicenda a partire dal sottosegretario Pinotti e dalla senatrice Amati, intervenute a livello istituzionale. Ma dobbiamo ringraziare anche le centinaia di migliaia di persone, addirittura 178mila, che in tutto il mondo hanno sottoscritto le petizioni a favore di Barbara Balanzoni. Purtroppo, la vicenda giudiziaria avrà nuove fasi; naturalmente l’Enpa continuerà ad essere al suo fianco promuovendo iniziative anche sulla rete».
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