Carrara, 12 giugno 2014 - La famiglia Bin Laden potrebbe diventare «padrona» delle nostre cave. E’ in corso una trattativa, al momento del tutto top secret e dai contorni ancora poco certi, fra alcuni titolari della Marmi Carrara e la famiglia del terrorista arabo, che già in passato aveva avuto rapporti con imprenditori del lapideo apuano per acquisti di importanti partite del bianco che piace tanto a sceicchi e sultani. A tal punto che sembrerebbe avessero deciso di bypassare venditori e broker per comprarsi direttamente tutta la cava. Di fatto indiscrezioni e rumors del monte fanno sapere che la metà della Marmi Carrara, che con le tre cooperative è titolare di tutte le cave un tempo della Sam, potrebbe essere acquistata dalla celebre famiglia araba per una cifra che si aggira sui 45 milioni di euro. Una trattativa ancora in alto mare, che al momento è soltanto nelle fasi preliminari e che vedrebbe coinvolti i proprietari di metà della Marmi Carrara: Piacentini, Volterrani, che detengono un quarto della società, Tonini e Gaspari che a loro volta detengono un altro quarto. Rimarrebbero in sella alla spa le famiglie Franchi della Umbertofranchi e Rossi del Fiorino per niente intenzionati a vendere.

Una joint venture ancora ai primi passi che potrebbe finire in un nulla di fatto se gli altri soci (Rossi e Franchi) decidessero di esercitare il diritto di prelazione e acquistassero loro la metà delle cave in vendita per quella cifra. Si tratta di cave in parte agri marmiferi in parte beni estimati che spaziano nei tre bacini di Lorano, Gioia e Canalgrande e che hanno vari tipi di marmo, soprattutto il bianco che più bianco non si può che tanto piace a sceicchi e sultani arabi.


Di fatto se l’accordo andasse in porto sarebbe la prima volta che dal Medio oriente, nostri principali clienti e importatori per quanto riguarda il lapideo, riuscissero a mettere le mani sul marmo bianco e sulle nostre cave. Una bella lezione per la città: mentre i carrarini litigano fra di loro su tasse, denunce, inchieste giudiziarie, alienazioni e quant’altro, da molto lontano ci portano via sotto il naso il nostro bene più prezioso. La città diverrebbe così la capitale della globalizzazione: con i cinesi che poco a poco si stanno impadronendo dei centri storici e gli arabi del monte. Poi sarà un problema tutto nuovo vedere la nostra amministrazione seduta ai tavoli di concertazione con i signori Bin Laden.

Cristina Lorenzi