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Supermercati, stangata sui sacchettini di frutta e verdura: saranno a pagamento

Novità che riguarda in particolare i cibi a peso, come anche il pesce

Dal primo gennaio 2018, al supermercato o in negozio pagheremo anche le buste di plastica ultraleggere

Firenze, 28 dicembre 2017 - Dal primo gennaio, salvo proroghe dell’ultima ora, le borsine di plastica ultraleggere usate per frutta e verdura ma anche pesce e altri prodotti alimentari, saranno a pagamento. Un ulteriore balzello per i consumatori e un nuovo adempimento per i commercianti, che sono già sul piede di guerra. Fiesa Confesercenti ha chiesto una proroga. «Di questa novità – commenta Daniele Guerrini, presidente di Fiesa Confesercenti Firenze e titolare delle Macellerie Vignoli – i cittadini non sanno nulla, e nemmeno i negozi di alimentari sono pronti.

Secondo la direttiva europea volta a ridurre il consumo di plastica, tra qualche giorno dovremmo essere in grado di far pagare ai clienti gli shopper ultraleggeri a un prezzo del tutto discrezionale, che stimiamo possa variare da 2 a 10 centesimi». Pochi spiccioli, è vero, ma se si usa una borsa per le mele, una per le pere, una per le carote, far salire il conto della spesa è un baleno soprattutto per chi è abituato a fare la scorta settimanale al supermercato e fa incetta di queste borse ultraleggere, che di frequente si trovano abbandonate, insieme ai guanti, nei carrelli.

«Fino ad oggi, peraltro, nelle macellerie o nelle pescherie, le borse di plastica biodegradabile non si facevano pagare, anche se al negoziante costano anche migliaia di euro l’anno. Dal primo gennaio in poi, anche nei negozi di vicinato si faranno pagare tutte quante, perché devono risultare nello scontrino. E a spiegarlo al cliente – sottolinea Guerrini – dovrà essere il negoziante perché su questa novità non c’è stata alcuna informazione».

Perfino per gli addetti ai lavori la normativa non è chiara. «L’obbligo di far pagare le borse di plastica ultraleggere dovrebbe riguardare solo quelle con i manici, non quelle senza usate ad esempio per mettere il pesce. E’ giusto, certo ridurre il consumo di plastica – protesta Raffaele Viggiani, presidente di Assoittici Confesercenti – ma perché non intervenire sui pochi produttori di questi shopper, anziché far ricadere gli oneri sui commercianti e gli ambulanti e, a cascata, sui consumatori, ai quali dobbiamo spiegare che dobbiamo vendere loro non solo il pesce ma anche l’indispensabile bustina di plastica?».

Le buste da mettere in vendita devono avere, secondo la normativa, certe caratteristiche che variano nel tempo. Dal 1° gennaio dovranno essere biodegradabili e compostabili con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile non inferiore al 40 per cento, dal 2020 non inferiore al 50 per cento e dal 2021 al 60 per cento minimo. Per chi non si adegua sono guai: la sanzione amministrativa va dai 2.500 ai 100mila euro.

mo.pi