Empoli, 23 novembre 2013 - A DISTANZA di dieci anni, Marco Cavallo torna a Montelupo. Si tratta di un ospite speciale, non in carne e ossa ma in legno e cartapesta. Un cavallo azzurro, alto quasi 4 metri, costruito negli anni ’70 dagli internati del manicomio di San Giovanni a Trieste. Nel ’73 il personale sanitario e i pazienti “ruppero le mura della struttura”, facendo uscire il cavallo, dando il via a un inarrestabile processo di cambiamento e alla legge 180.
MARCO Cavallo, quindi, è anche la storia della libertà riconquistata dagli internati. E’ diventato il simbolo del superamento dell’Opg ed è questa la ragione che lo ha spinto, ieri mattina, fino a Montelupo.
«Il viaggio nel mondo di fuori per incontrare gli internati», promosso da un cartello di istituzioni e associazioni riunite sotto il nome di «stopOpg», è partito il 12 novembre da Trieste. Le delegazioni dei vari comitati stopOpg hanno toccato 16 città in 13 giorni, portando il loro messaggio a Roma, in Parlamento, prima di raggiungere i sei manicomi giudiziari del Paese. Più di 3mila chilometri percorsi per un viaggio pacifico, ma di denuncia.
«Oltre a ribadire la necessaria chiusura degli Opg — fa sapere il comitato nazionale stopOpg— vogliamo dire no alle strutture regionali nelle quali verranno di nuovo trasferiti gli internati».
La chisura degli Opg, prevista entro marzo 2013, è stata prorogata ad aprile 2014. « Il Governo — continuano i rappresentanti del comitato— metterà a disposizione delle regioni più di 150 milioni di euro per costruire luoghi alternativi, più ordinati e sanitarizzati. Che restano comunque luoghi di sofferenza e custodia. Questo non è il superamento degli Opg».
Percorrendo viale Umberto I, ieri Marco Cavallo è stato accompagnato da un corteo di circa 50 persone. A fargli strada il “drago” di cartapesta costruito dagli ospiti dell’Opg montelupino. Un incontro speciale tra i due carri carichi di significato e portatori di grandi speranze. Tra gli applausi degli internati — una ventina i presenti — il cavallo ha fatto ingresso nel cortile interno della struttura.
«OGGI — ha detto la direttrice dell’Opg Antonella Tuoni — ci viene consegnato un messaggio di coraggio: è possibile abbattere i muri. Non quelli fisici ma quelli mentali. Si possono ridurre le distanze. Il cavallo che ha percorso tanti chilometri non ha mai perso la sua vitalità e sta portando qui un segnale di speranza».
Una piccola cerimonia e poi il saluto finale. I pensieri, i desideri e le aspirazioni degli internati scritti su foglietti legati a tanti palloncini azzurri hanno spiccato il volo, liberandosi nel cielo.
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