Firenze, 17 dicembre 2010 - Non fate l’errore di pensare che il tema della violenza sulla donna riguardi solo le donne (comunque tantissime, secondo i tragici dati ufficiali) e i loro carnefici (divisi a metà fra attuali compagni-mariti ed ex: tutta gente, comunque, che dice di amarle). La questione, soprattutto in Italia, ci riguarda tutti. Riguarda le mamme dei figli maschi, i padri, gli insegnanti, i pediatri, i pubblicitari, i giornalisti, i governanti. Riguarda chiunque abbia un ruolo educativo e continua a trasmettere ai bambini un senso di superiorità e impunità rispetto alle bambine, che poi li spiazzano crescendo ormai sicure e indipendenti. Riguarda chi spiattella bambole gonfiate sui muri o negli spot allontanando ancora di più il sogno dalla realtà. E infine riguarda chi ci amministra pensando che con qualche lampione in più nei parchi si affronti il problema dell’incomunicabilità fra sessi, risolta troppe volte in atti di violenza sulle donne: i lampioni – come dice qualcuno – vanno accesi nella mente degli uomini.


 

 

Per averne le prove è bastato proiettare in anteprima nell’auditorium de La Nazione il film di Elisabetta Franci (prodotto dalla Provincia di Milano e dal ministero delle pari opportunità) intitolato “Parla con lui”, un bel film che per la prima volta apre lo zoom sulle radici di questa piaga sociale. C’erano tante persone comuni, semplici spettatori, e poi i cosiddetti esperti, gli addetti ai lavori: lo staff del Centro ascolto per uomini maltrattanti, di cui abbiamo già parlato in questa rubrica, quelli del Centro Artemisia, che invece ascolta e aiuta le donne maltrattate, medici, pediatri, insegnanti, assessori. Ognuno ha detto la sua. Poi però tutti si sono trovati a parlare della prevenzione, di come le mamme e i papà educano i figli maschi, dei messaggi subliminali degli spot televisivi (il figlio che pretende che la mamma gli faccia da mangiare, o si alza a metà del pranzo per andare alla partita rincorso dalla madre che anziché ricondurlo ai doveri del desco familiare come avrebbe fatto con la figlia gli lancia la barretta calorica, eccetera) e poi certo, di come le donne hanno ancora l’istinto di proteggere, giustificare, tenere in grembo il proprio maschio anche se aggressivo e prevaricatore. E pensate: i ragazzi giovani intervistati nel film sono così disorientati da dichiarare che la loro donna ideale sarebbe quella che torna a fare la calza a casa, o che sta accanto a lui anche zitta pur che ci sia, insomma una donna che tendenzialmente non c’è più, e semmai – fanno capire - meglio restare con la mamma. Anche fino a quarant’anni. Come faranno, questi ragazzi? Perché nessuno li ha preparati a vivere nella realtà?

 

Nel video vedrete altri pezzi del film (spunti li trovate in un altro link della rubrica, Parla con lui). Guardate e commentate. Perché tutti dobbiamo fare qualcosa se è vero – come stanno dicendo gli economisti di mezzo mondo -. che le nostre società saranno salvate dall’energia e dal lavoro femminile. Facciamo in modo che queste donne possano esprimersi

 

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