Firenze, 10 gennaio 2011 - Leggiamo del riaccendersi aspro della disputa sul Multiplex di Novoli. Da un lato la coraggiosa assessore alla cultura della Regione, Cristina Scaletti, che col sostegno di almeno parte della giunta, del suo presidente e di Legambiente cerca di ripristinare norme e distanze che regolano l’edificazione di nuovi complessi cinematografici, per arginare una sconsiderata liberalizzazione delle licenze che ha eroso le piccole e medie sale di quartiere fin nei centri urbani.
Dall’altro, una compagine che vede affiancarsi ai costruttori e futuri gestori del complesso, che naturalmente difendono i loro interessi, qualche voce sguaiata della Lega e soprattutto settori consistenti del Pd che per rimuovere gli ostacoli del regolamento Scaletti si appellano anche alla volontà dei residenti del quartiere espressa nella raccolta delle firme promultiplex. Nel mezzo, in un imbarazzato e imbarazzante silenzio, l’amministrazione comunale, che dopo un primo rigetto (preelettorale) del “mostro” di via Forlanini, ha fatto qualche passo del gambero di troppo.
Ora vorremmo dire la nostra, il punto di vista di un’associazione che ha sempre sostenuto la diffusione della cultura cinematografica in tutti gli spazi appropriati della città: cinema, cineclub, biblioteche, festival, arene estive, fino alla difesa ad oltranza dello storico Alfieri, di proprietà comunale, che per trent’anni ha rappresentato un modello funzionale di gestione di uno spazio culturale pubblico nel centro urbano, fino alla chiusura inevitabile senza un adeguato sostegno, i lunghi lavori di restauro, la probabile e imminente riapertura. Il criterio (e il profitto) del multiplex tende a concentrare in più sale i blockbuster del momento prima che diventino facile preda dvd nell’ipermercato multimedia della porta accanto.
L’amministrazione comunale, in anni recenti, aveva sbandierato la “riconquista” delle troppe sale chiuse del centro e della periferia, senza peraltro procedere in nessuna direzione, anzi accettando che perfino il Gambrinus si trasformi a breve in un Rock café... La passata amministrazione regionale ha invece optato, tra mille polemiche non ancora sopite, per il recupero “generoso” del cinema Odeon, sala privata in crisi frettolosamente eletta a “casa del cinema” a costi proibitivi e dai risultati negativi, mentre sullo sfondo si profila il fantasma del Teatro della Compagnia, acquisito dalla Regione ma ancora senza una precisa destinazione. Queste sono le vistose contraddizioni che ci preoccupano.
Ma sorprende anche, e indigna, che nuclei di cittadini “sensibili”, che hanno visto chiudere decine di sale senza muovere un tasto, oggi si sollevino in difesa di un modello di consumo che stritolerà ogni spazio di libertà e di riflessione civile fino al logoramento dell’idea stessa di città.
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