Firenze, 19 febbraio 2011 - "E’ successo tutto in un attimo, non so ancora spiegarmelo, forse un po’ più di corrente e la barca si è rovesciata, siamo finiti in acqua e non ricordo più niente, ho le idee ancora confuse".

 

Marco Bartoli, 22 anni, è ancora sotto choc, non riesce a darsi pace, non sa rendersi conto di come sia potuto succedere. Di come in un attimo si sia consumata una tragedia che segnerà la sua esistenza, ma che soprattutto ha spezzato la vita di James Kaye, 45enne professore universitario nato negli Stati Uniti il 14 novembre del 1966.

 

"Erano cinque o sei volte — spiega Marco — che scendevamo in barca insieme, le condizioni del fiume non sembravano peggiori di altre volte, e poi quel tipo di barca (una gondola atipica, di metallo, più piatta di quelle tradizionali, ndr) ci dava sicurezza. Abbiamo risalito l’Arno dalla sede della società, al ponte da Verrazzano, fino quasi a Varlungo, come facevamo di solito, senza alcuna difficoltà che potesse consigliarci di rientrare. Poi, arrivati all’altezza dei ‘massini’, una zona più aperta in cui il letto del fiume si allarga. Stavamo virando per rientrare, ma è entrata acqua e la barca ha perso l’equilibrio e si è rovesciata all’improvviso".

 

Sono stati attimi di panico, il terrore prende sempre più il sopravvento sulla razionalità, e l’istinto di sopravvivenza prende il sopravvento su qualunque altro sentimento. "L’acqua era gelida — racconta ancora scioccato — e la corrente mi trascinava via, ho avuto paura e se ce l’ho fatta a raggiungere la riva è stato solo perché ho reagito con la forza della disperazione. Non sono riuscito a vedere James, ho sentito solo le sue grida ma non mi sono reso conto di dove fosse, in quei momenti davanti a te c’è solo la morte".

 

I soccorsi sono arrivati quasi subito, con i sommozzatori dei vigili del fuoco che in 5’ erano sul posto ma del professore non c’era già più traccia, trascinato sotto dalla corrente e dai mulinelli che si formano subito dopo la pescaia. Marco pur stremato, voleva buttarsi di nuovo nell’acqua gelida per cercare di ritrovare James, ma è stato fermato da alcune persone che stavano facendo jogging lungo la riva dell’Arno. Un attimo di lucidità prima di cadere a terra senza forze. Poi l’arrivo dei sanitari, la corsa in autoambulanza, il ricovero in ospedale e dopo poche ore il ritorno a casa.

 

"E’ stata un’esperienza drammatica, che mi porterò dietro chissà per quanto tempo. E pensare che con James avevamo fatto coppia fissa, anche se ci conoscevamo poco ci trovavamo bene insieme, andare in barca era diventato qualcosa di più di un semplice passatempo. E poi oggi c’era il sole, sembrava una giornata ideale.Mi auguro solo che anche James ce l’abbia fatta a salvarsi, il dolore sarebbe troppo forte".

 

Ma nessuno, fino a ora, ha avuto il coraggio di dirgli che per il suo compagno di regata le speranze sono tramontate, come il sole sull’Arno anche se le ricerche sono continuate per tutta la notte, con i sommozzatori dei vigili del fuoco di Firenze che hanno lasciato il campo a quelli di Livorno arrivati in serata appositamente dalla costa per proseguire nelle ricerche del corpo dello sfortunato professore americano.

 

Sulla riva destra dell’Arno, intanto, oltre ai soccorritori, i carabinieri, i sanitari e i soliti curiosi c’è un via vai di amici e ‘colleghi’ di canoa di James Kaye che si era talmente appassionato a questa disciplina che aveva da poco comprato una gondola veneta tutta sua. Una singola per partecipare anche a regate di livello, tanto che a Befana ne aveva vinto una sul lago di Garda. Non uno sprovveduto, dunque, ma un atleta esperto che sapeva bene quello che lo aspettava in acqua, anche in condizioni difficili. E questo amplifica le domande di chi lo conosceva bene.

 

"Mai un’imprudenza" dice quasi sottovoce mentre scruta l’acqua limacciosa Fabio Chiari, l’uomo che si prende cura delle barche del circolo. Anche lui ha saputo della tragedia e si è precipitato alla pescaia di Rovezzano. Accanto a lui c’è anche un’altra persona. Non vuole figurare perché la tragedia lo ha colpito davvero e ha la forza solo di dire: "Sono stato spesso in barca con lui anche qualche giorno fa, forse l’ultima uscita prima di questa. Era una persona straordinaria, di grande cultura".

 

Grande cultura che gli permetteva di insegnare Storia Europea all’università europa di Fiesole, ma attualmente faceva la spola con l’università di Vienna dove aveva trovato una cattedra per insegnare Storia, dopo che il contratto con l’ateneo fiesolano si era esaurito qualche mese fa. Ma il richiamo della canoa e dell’Arno era troppo grande, anche il legame con Fiesole dove aveva una bambina di pochi mesi e una compagna.