Firenze, 21 febbraio 2011 - Delle auto c’è appena l’ombra, una decina su una distesa di posti liberi. Per il resto nel parcheggio scambiatore di Castello non manca nulla, tra le erbacce ai margini del grande piazzale si trova di tutto: immondizia, bottiglie rotte, avanzi di cibo, vecchi giocattoli e perfino un catetere semipieno di urina. Come sia finito lì è un mistero. Doveva invece godere di buona salute chi ha abbandonato nel parcheggio un dvd hard e un condom usato.
Comincia da Castello la seconda puntata della nostra inchiesta sul flop dei parcheggi scambiatori. E alle ombre sulla gestione si assommano quelle per le risposte non date dagli uffici della mobilità, ad una decina di giorni dall’invio (come richiesto dall’assessore Massimo Mattei) di un fax con le domande: Quanto è costato il parcheggio? Chi lo gestisce attualmente? Quanti posti auto ci sono? Il Comune ha mai chiesto ad Ataf e Ferrovie di rafforzare le linee per far funzionare lo scambio mezzo privato-pubblico? Domande facili, apparentemente.
Dato che dopo dieci giorni, e di fronte a ripetute sollecitazioni, l’unica risposta pervenuta dall’assessorato alla mobilità è: "Non c’eravamo noi, non siamo in grado al momento di recuperare le carte e i numeri esatti". Silenzio persino sulla capienza, circa 500 posti, e sul finanziamento, che dovrebbe essere arrivato con i fondi per il Giubileo. Voluto per accogliere i pellegrini, il parcheggio scambiatore non è mai decollato.
"Quest’area viene usata per tutto tranne che per parcheggiare — lamenta Pamela, che abita in zona — ogni tanto ci vengono i rom con le roulotte poi chiamiamo i vigili e li mandano via, per evitare che si insedino stabilmente com’è successo diversi anni fa".
Adesso i rom non ci sono, ma nemmeno le auto in sosta. In compenso l’area è diventata una pista per lezioni di scuola guida e nel week end un ritrovo per gli amatori che provano i loro modellini di auto radiocomandate, ma ci sono anche sporadiche apparizioni di giostre e camper di nomadi. Solo intorno all’ora di pranzo nel parcheggio arriva una decina di auto, ma restano pochi minuti, il tempo di consumare un panino veloce dal trippaio.
Il chioschetto-camioncino è l’unica vettura stabilmente parcheggiata nel piazzale. Per il resto non ci sono mai più di 10-12 macchine, tutte a ridosso della fermata Ataf di via Sestese, da cui passano tre linee 2, 8 e 18. "Il problema — spiega Paolo — è che spesso bisogna fare un altro cambio per arrivare fino in centro col bus, e allora tanto vale girare con l’auto. I parcheggi scambiatori hanno senso se funzionano i collegamenti pubblici, se ci fosse stata la tramvia o bus puntuali qui sarebbe pieno, anche perché è gratis". E invece chi si ferma lo fa per andare dal trippaio, una sorta di custode dell’area: "Di notte — racconta Daniele Ugolini — passo di qui per accertarmi che sia tutto a posto nel mio chioschetto".
A Castello è naufragato anche il progetto di realizzare un mercatino rionale con 20 bancarelle in una parte dell’area sosta. Di quell’esperimento (durato da ottobre 2009 fino all’estate scorsa) restano solo gli stalli segnati a terra, confusi tra le linee delle auto, anch’esse vuote.
Non va meglio nel terminal bus adiacente alla stazione di Castello: desolato, vandalizzato e saccheggiato. L’area per il parcheggio di una ventina di bus, realizzata con i fondi del Giubileo per accogliere i pullman di pellegrini, è stata depredata persino dei fari dell’illuminazione e delle panchine di ferro. Le auto nei pressi della stazione sono quelle degli impiegati di Ferrovie, che lavorano negli uffici dell’Alta velocità e trasporto merci.
Nemmeno una biglietteria, un’area accoglienza, un punto informazioni. Forse per questo, nonostante siano 34 i treni che quotidianamente (dalle 5,15 alle 22,30) portano da Castello a Santa Maria Novella in 15-20 minuti (e viceversa), i pendolari continuano a lamentare: "Siamo abbandonati, da Castello passa un treno ogni due ore, mentre l’alta velocità sfreccia sotto il naso e non si ferma2. Basterebbe guardare il sito internet di Trenitalia o avere un punto informazioni in stazione per sapere che non è così.
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