Firenze, 27 febbraio 2011 - QUI pronto soccorso di Santa Maria Nuova, avamposto sanitario del centro storico. Ha professionalità qualificate, qualche macchinario che va a singhiozzo e sta facendo il conto alla rovescia di un trasferimento che al momento, per scaramanzia, nemmeno i dirigenti vogliono collocare temporalmente. Si sussurra di due mesi, mancherebbero ancora pochi apparecchi da riacquistare dopo l’incendio, così medici e infermieri stringono i denti. A volte non solo loro. «Sono andato al pronto soccorso di Santa Maria Nuova venerdì alle 12,45 — racconta un paziente — Fare i consueti controlli preliminari è stata un’esperienza: per un elettrocardiogramma è stato buttato via un sacco di carta perché l’apparecchio non tracciava bene; la macchina multiparametrica, che serve per misurare le funzioni vitali, non riusciva a stampare per cui hanno dovuto scrivere i dati a penna. Devo dire che però c’è un personale fantastico, capace e gentile». «Mi stupisce che possa essersi verificato un problema di questo genere — replica il primario del Dea Alfonso Lagi — al pronto soccorso vengono effettuati circa 150 elettrocardiogrammi al giorno, di apparecchi ne abbiamo dieci e di macchinari multiparametrici ne abbiamo otto...».
C’è chi attribuisce qualche défaillance al trasferimento che si fa attendere. Un senso di precarietà non viene nascosto, sia pure a denti stretti: neanche i nuovi spogliatoi per il personale, che dovevano essere consegnati a dicembre, non sono pronti. «Stanno ultimando i lavori di impermeabilizzazione del cortile — risponde l’Asl — saranno presto disponibili».
Di certo il pronto soccorso di Santa Maria Nuova vive una situazione particolare anche per la tipologia di assistenza che deve fornire. Trincea sanitaria nel centro storico, il 50 per cento dell’utenza è composto di turisti, spesso stranieri, e di pendolari per lavoro. Poi ci sono i barboni, spesso in cerca più di un tetto che di vere e proprie cure sanitarie. «Essendo in centro siamo più esposti a certi fenomeni — conferma Alfonso Lagi — Quando sarà aperto il nuovo pronto soccorso, potremo separare l’utenza maggiore da quella minore e la gestione sarà più semplice».
Fenomeno a sé e in preoccupante crescita, l’ubriachezza dei giovanissimi, specialmente stranieri. Nelle notti del week end non è raro che ne capitino anche sei o sette per volta. «Ma anche avere a che fare contemporaneamente con due o tre pazienti delle etnie più disparate non è semplice: c’è la barriera linguistica e il problema della specificità geografica di certe patologie — sottolinea Lagi. Fortuntamente abbiamo le addette all’accoglienza che sanno due o tre lingue e che effettuano un primo filtro e che tutto il nostro personale sanitario conosce l’inglese».
Se qualcuno pensa che sia esagerato parlare di avamposto, non conosce i resoconti di alcuni pazienti. «Mercoledì sera contemporamente c’erano cinque ragazze americane in stato pietoso perché avevano esagerato con l’alcol», racconta L.M. «La prima impressione arrivando è quella di essere caduti in un suk arabo, dove girano a caso decine di persone — scrive Piero Quercioli — Nel corridoio otto pazienti dormono tutti vestiti, qualcuno dice che ha freddo ma freddo non è. Nella sala d’aspetto una signora peruviana aspetta da otto ore, altri ubriachi sono lì e forse non sanno dove andare ma in questo casino sovraumano nel giro di due ore mi hanno fatto tre analisi, una misurazione e un prelievo: non male. E la mattina dopo un medico mi fa il quadro clinico completo e mi prenota una tac necessaria per risolvere i miei problemi. E’ una medicina di guerra, prevale l’ammirazione per chi fa questo lavoro in condizioni impossibili e alla fine produce risultati. Facile criticare il pronto soccorso: provateci voi».
Qualche lamentela arriva anche in relazione al reparto di medicina B. «Mia madre ha novant’anni, è ricoverata da cinque giorni e a Medicina B manca il riscaldamento — protesta un’utente — Dopo ripetute richieste, giovedì hanno portato una stufetta. Fra l’altro hanno dovuto fare perfino le pulizie tenendo le finestre chiuse perché altrimenti l’ambiente si sarebbe raffreddato troppo. Ditemi se è accettabile».
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