Firenze, 23 aprile 2011 - Due acque toniche, un caffè e un aperitivo analcolico. Dieci minuti al tavolino, forse un quarto d’ora. Il tempo di mangiare qualche patatina e un paio di olive e godersi il sole a due passi dal Biancone. «VENTISETTE euro e cinquanta, grazie». E’ piazza Signoria, tesoro. Sicchè (questa è la solfa non detta ma intuita) stai zitto e paga, che le olive sono pure gratis. E se un bicchiere costa più di un pieno al motorino c’è poco da fare. O da contestare. I prezzi, d’altra parte, sono affissi. Così è (anche se non vi pare) la regola del Caffè Perseo, seggiolina vista Palazzo Vecchio, angolo via dei Calzaiuoli. Non è l’eccezione. E’ la regola. E noi partiamo da qui.


Con un sospetto: che far pagare, sia pur rispettando tutte le regole, quattro euro e cinquanta per un espresso, sia una ‘stortura’ tutta fiorentina. Per la cronaca, allo stesso tavolo, mezzo litro di acqua minerale (cioè una bottiglietta) ci sarebbe costata la stessa cifra e a quel punto sarebbe stato meglio puntare il tutto per tutto sulla boccia da un litro. Con 6,50 euro (che è praticamente il prezzo di una bella pizza in una trattoria qualsiasi) la bottiglia è tutta tua. Sull’altro lato della piazza c’è Rivoire. Paradossalmente qui un caffè al tavolo viene 50 centesimi di meno. Il caffellatte si assesta sui 6,50 e a conti fatti, e questa francamente non l’abbiamo capita, costa più della mitica cioccolata fumante (6 euro), un must che qui nessuno può dimenticarsi di assaggiare perchè sarebbe come andare al Louvre e farsi passar di mente di dare un’occhiata alla Gioconda.
 

E i drink? Tredici euro. Tutto sommato ci può stare. Ci possono stare un po’ meno i sei euro e cinquanta da scucire per una semplice lattina, Fanta o Sprite che sia, che costa dodici volte di più che al supermercato. Andiamo avanti. Piazza della Repubblica, Caffè delle Giubbe Rosse, tempio dell’intellighenzia fiorentina che fu. Il caffè al tavolo viene 4,20, quello americano 4,50. Poi ci sono l’orzo, il decaffeinato, il ginseng e tutto oscilla tra i 4 e i 5 euro.
 

Non è follia, ma nemmeno un affarone. Attraversiamo e siamo ai ‘grandi classici’: Paszkowski e Gilli. Un caffè? Quattro euro. Per il doppio ce ne voglio due in più. Un goccio di grappa e raddoppia tutto: il corretto viene otto euro. Un bicchiere di latte? Scuci un ‘cinquino’ e sarà tuo. Con uno spicciolo in più te lo macchiano pure. Esagerazioni? Gli affitti sono carissimi ma non può essere sempre una giustificazione se un tè costa poi sette euro. Declinando dal salotto buono del centro storico i prezzi calano vistosamente.


In via de’ Neri, al bar Paolo e Francesca, per un espresso al tavolino bastano due euro e mezzo, per un cappuccino tre e con quattro si prende una camomilla. Bassi i cocktail (sette euro) e a livelli di ‘comprensibilità umana’ la bottiglietta d’acqua da mezzo litro (2,50). Via dal centro per calare ancora. Caffè Libertà, piazza omonima. Due euro l’espresso, due e cinquanta il cappuccino, tre il corretto. Una Coca è caruccia (4 euro). L’acqua pure: un euruccio il bicchiere, due mezzo litro, tre il litro e quattro infine il boccione da un litro e mezzo.
 

Fine corsa in periferia, viale Europa, ai margini di Gavinana. Sorpresa: al Caffè Piansa ti prendi un caffè e un bicchier d’acqua, ti siedi al tavolino, ci stai quanto ti pare e alla fine ti chiedono solo un euro e mezzo. Nel frattempo ti sei letto pure il giornale. E sei sempre a Firenze.