Firenze, 9 giugno 2011 - C’È ANCHE un docente che deve riscuotere quasi 20mila euro. E’ finita nella bufera la vicenda dell’agenzia formativa (formalmente registrata come associazione culturale) Artas, una delle tante realtà del territorio che si occupano della formazione professionale: dai corsi di estetista a quelli di parrucchiere, da quelli di informatica ad altri per la preparazione di operai specializzati. Corsi che il più delle volte vengono finanziati dalla Regione Toscana, che concede anche l’accreditamento a questo tipo di agenzie, e dalla Provincia. Ma con Artas qualcosa è andato storto (e non di poco): la Provincia ha fatto due esposti in Procura contro quest’associazione, che ormai non esiste più.
E una quarantina di docenti (nessuno assunto, dato che si tratta perlopiù di liberi professionisti che spesso abbinano l’attività di insegnamento ad altro) attende ancora di essere pagata per i corsi svolti due-tre anni fa. Insomma, proprio una storiaccia. Sono una quarantina gli insegnanti che, in totale, vantano crediti nei confronti di Artas per una cifra che supera i 200mila euro. Mica noccioline. C’è chi deve ancora avere più di 10mila euro, ma nella maggior parte dei casi si tratta di cifre piuttosto piccole. Un meccanismo che non stupisce Leonardo Croatto della Flc-Cgil. A lui, che si occupa del settore privato della formazione, si sono rivolti alcuni dei docenti, che si sentono «truffati» dall’agenzia per la quale hanno lavorato con tanta passione.
«Spesso le vicende di queste agenzie sembra che ricalchino la stessa sceneggiatura», dice Croatto. Nessuno, per carità, vuol fare di tutta l’erba un fascio. «Il settore si compone anche di realtà sane», chiarisce Croatto, ma «la questione Artas non è purtroppo un’anomalia nel panorama della formazione professionale». «Il problema – spiega il sindacalista, - è che la Regione concede l’accreditamento in base a valutazioni burocratiche e a disponibilità di spazi. Non si tiene invece conto della presenza o meno di docenti assunti. Oppure delle garanzie patrimoniali che l’agenzia è in grado di offrire».
«Ottenuto l’accreditamento, le agenzie, che generalmente non hanno più di due dipendenti, iniziano a lavorare, vincendo i bandi grazie ai quali organizzano i corsi — racconta Croatto —. Ad un certo punto, però, quando l’attività è florida, succede qualcosa di ‘strano’». Ovvero? «Capita che queste agenzie scompaiano. Non pagano più i docenti, magari neppure l’affitto e le utenze. Staccano i fax, i telefoni. Si fanno di nebbia, insomma. Improvvisamente poi ‘rinascono’. Cambiano veste giuridica e, così, danno vita ad una nuova realtà imprenditoriale che quindi non può rispondere dei debiti della precedente. Però succede addirittura che la sede sia la stessa della ‘vecchia’ agenzia. E che pure i docenti non vengano cambiati…».
Insomma, una situazione che desta qualche dubbio. In mezzo ci sono loro, gli insegnanti, che nella stragrande maggioranza dei casi evitano di rivolgersi ad un avvocato perché devono recuperare «cifre piuttosto piccole». Adesso i debiti accumulati dai docenti, che si sono più volte riuniti in assemblea, restano «congelati». E se i più ‘fortunati’ sono riusciti ad ottenere qualche spicciolo, la maggioranza attende con ansia che qualcosa si muova. «In Toscana ci sono centinaia di enti accreditati per la formazione. Il guaio è che nessuno fa i dovuti controlli», accusa Croatto.
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