Firenze, 7 novembre 2011 - Secondo i pm di Firenze ammonta a 860 milioni il danno al Sistema sanitario nazionale provocato dal 1984 a oggi da Alberto Aleotti, patron del gruppo farmaceutico Menarini.
Fra le accuse, a vario titolo, truffa ai danni dello Stato, riciclaggio, evasione fiscale, corruzione. Secondo la ricostruzione della procura e degli investigatori dei carabinieri del Nas di Firenze e della Guardia di finanza, i figli di Aleotti e alcuni loro collaboratori avrebbero anche riciclato denaro: una parte sarebbero i 575 milioni ''provenienti dal delitto di truffa continuata'' di cui e' accusato il padre, e un'altra parte sarebbero ''circa 600 milioni provenienti da reiterati delitti di frode fiscale''. Le somme sarebbero poi state trasferite ''utilizzando 900 conti correnti (ovvero sottoconti) bancari aperti in paesi esteri e riferibili a circa 130 societa' (la gran parte delle quali di diritto panamense)''.
In merito al costo dei farmaci, secondo l'accusa, la Menarini acquistava i principi attivi dalle grandi multinazionali attraverso delle societa' estere fittizie che, grazie a una serie di sovrafatturazioni, facevano lievitare artatamente i prezzi. Tutto cio' ''induceva in errore'' il Comitato interministeriale incaricato di stabilire il costo dei farmaci, che cosi' stabiliva ''un prezzo di vendita piu' alto rispetto a quello che sarebbe stato determinato se fosse stato dichiarato il costo effettivo di tali principi attivi, prezzo che poi il Sistema sanitario nazionale, nell'ambito del rapporto convenzionale con i farmacisti, provvedeva a rimborsare''.
Nell'avviso di chiusura indagini i pm di Firenze scrivono tra l'altro che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e' stato ''direttamente contattato dagli stessi Aleotti anche tramite la defunta Maria Girani Angiolillo''. I magistrati ne parlano riferendosi all'accusa di corruzione mossa al senatore Cursi e ai vertici della Menarini, che risultano fra i 15 indagati. Gianni Letta non e' indagato.
Secondo la ricostruzione dei magistrati e dei carabinieri del nas di Firenze, Cursi, presidente della Commissione permanente industria e Commercio, su richiesta del patron della Menarini, Alberto Aleotti, e dei figli Lucia e
Cesare, si sarebbe attivato per far approvare in Parlamento norme a tutela dei farmaci brevettati a scapito dei generici. Cursi avrebbe anche tenuto informati gli Aleotti ''sugli sviluppi dell'iter legislativo, interloquendo anche con uffici ministeriali ed intervenendo nell'interesse degli Aleotti presso il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, quest'ultimo direttamente contattato dagli stessi Aleotti tramite la defunta Maria Girani Angiolillo''.
La dichiarazione dell'avvocato del Gruppo Menarini
Il professor Roberto Cordeiro Guerra, legale del Gruppo Menarini: “La chiusura delle indagini è importante per due motivi: segna l’abbandono di accuse, come l’illecita importazione di prodotti dalla Cina, rispetto alle quali è emersa l’assoluta correttezza di Menarini e ci consente finalmente di difenderci attivamente, evidenziando la debolezza e contraddittorietà del quadro accusatorio.
L’ipotesi di truffa sul prezzo dei farmaci si basa su una rilettura di un vecchio processo conclusosi negli anni 90 e relativo a fatti risalenti agli anni 80: lì l’accusa era di aver corrotto Poggiolini ed altri membri del Comitato Prezzi del Ministero della Sanità; adesso si ipotizza che quegli stessi funzionari sarebbero stati inconsapevoli e ingannati circa il prezzo delle materie prime.
In realtà a partire dal 1994 il prezzo di tutti i farmaci in commercio è stato integralmente rivisto e rideterminato sulla base di parametri oggettivi come il prezzo medio europeo e l’efficacia terapeutica, sicché l’accusa di una truffa durata vent’anni e protrattasi fino ad oggi è, oltre che infondata, normativamente insostenibile”.
© Riproduzione riservata