Firenze, 15 dicembre 2011 - Un colpo di pistola al petto per ogni senegalese. Un uomo, uno sparo. Non voleva ‘sciupare’ neppure un proiettile. Avrebbe ucciso ancora, voleva uccidere di nuovo Gianluca Casseri, cinquantenne forsennato. Come il mostro di Oslo, mai sazio del sangue versato, era sceso nel garage di san Lorenzo per caricare di nuovo la sua 357 magnum. I primi cinque spari erano andati a segno e l’arma era scarica, la strage era appena iniziata e nessuno può dire dove sarebbe finita.
In auto infatti gli investigatori della polizia hanno trovato e sequestrato altri 28 proiettili. Micidiali, devastanti strumenti di morte, caricati in maniera artigianale, ma con mano sapiente dallo stesso killer nel suo laboratorio.
Ore 12,22 il primo sparo in piazza Dalmazia. Comincia il film dell’orrore e adesso gli inquirenti devono riavvolgere il nastro per capire cosa è successo tra mezzogiorno e mezzo e le 14,28 quando Casseri si è avvicinato la pistola al mento e ha fatto fuoco. E’ rimasto in agonia diversi minuti mentre medico e soccorritori cercavano di salvarlo.
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