Firenze, 25 gennaio 2012 - UN VERBALE da ventiquattro euro perché «circolava sulla propria sedia a rotelle sulla carreggiata nonostante la disponibilità di sufficiente marciapiede». Daut Zeqiri, kosovaro, 50 anni, disabile da 22 — cioé da quando finì accidentalmente sotto un treno alla stazione di Santa Maria Novella — ancora non ci crede. Eppure è vero. E’ successo il pomeriggio del 18 gennaio, a due passi dal Duomo, e l’altra sera, «all’ora di cena, mentre ero tranquillo con mia moglie e mio figlio di sette anni», i due agenti della polizia municipale di Palazzo Vecchio che gli avevano contestato l’infrazione gli hanno anche recapitato il verbale a casa. E ci è rimasto ancora più male. «Volevo raggiungere il bar dall’altra parte della strada. Oltretutto non sempre trovo il marciapiede libero da intralci», ha provato a giustificarsi, lì per lì. Niente. Ne nasce una discussione, Daut si rifiuta di firmare la contravvenzione e vuole il 112. Gli animi sono roventi. «I marciapiedi e gli smussi erano sgombri — replica Silvia Bencini, dalla Direzione di via delle Terme — e all’invito dei nostri operatori di togliersi dalla strada, il disabile ha cominciato ad inveire, rifiutandosi di dare il documento. Poi, con i carabinieri, si è deciso a darlo. Abbiamo fatto la comunicazione di notizia di reato in Procura per l’oltraggio a pubblico ufficiale. La visita dell’altra sera era per l’elezione di domicilio. A quel punto gli è stata contestata anche la violazione al codice della strada».

 

Ma non bastava la denuncia? Zeqiri ha infranto l’articolo 190 (comma 1 e 10), hanno constatato i due inflessibili accertatori. Aveva scelto la strada, quella riservata ai bussini, «nonostante la disponibilità di sufficiente marciapiede». Perché in quel punto, insistono i vigili, «il marciapiede di via dell’Oriuolo, nel tratto compreso tra via Folco Portinari e piazza del Duomo è fornito di scivolo ed è sufficientemente largo per il transito di persone disabili». Totale ventiquattro euro. «Ma non è per la cifra», precisa il disabile. E’ più uno schiaffo alla sua diversità, un tradimente della città «che mi ha accolto e mi ha salvato la vita».

 

Era il 1989. L’incidente, l’operazione al Cto, il ritorno in patria, poi di nuovo qui, per curarsi. Dal 1993 è regolare e l’Inps gli versa una pensione d’invalidità. Oggi ha famiglia e vive in una struttura del Comune. Quando non fa il papà, ama girare il centro. Anche se, su due ruote che non sono la bicicletta, nonostante la pedonalizzazione e le politiche “verdi”, non è sempre facile. Lui e la sua carrozzella contro le macchine, i bus, lo smog. «Ormai conosco a memoria ogni angolo. So in quali bar posso andare in bagno, in quali altri no. Ci sono molti posti in cui io non riesco passare, però non ho mai chiamato nessuno, mi sono abituato alle barriere».