Firenze, 29 gennaio 2012 - L’INDAGINE è praticamente chiusa. Ma si è ribaltata: quella che da principio era la vittima adesso è l’indagata. Non è una bella storia, ma almeno riporta un po’ di tranquillità in una strada-rione, viale Europa, che fu paragonata al Bronx. La mattina del 29 settembre non c’è stato nessuno stupro.
I motivi che spinsero la barista a ferirsi, denunciare di essere stata violentata e far sospettare di una precisa persona, restano un fatto privato e personalissimo. Ma la giustizia non può tenere conto dei sentimenti. E adesso la donna, 39 anni, ne dovrà rispondere.
La violenza descritta quella mattina aveva lasciato tutti a bocca aperta. La barista fu soccorsa da un passante. Aveva i vestiti a brandelli, graffi sul corpo, era confusa. Farfugliò di un uomo incappucciato, forse con un complice, che l’aveva costretta fin dentro un’aiuola per poi abusare di lei. Sul luogo dove si sarebbe consumata la violenza vennero ritrovati altri strani oggetti. Ad esempio un batticarne. Un racconto credibile, ma che, con il passare delle ore, i carabinieri si resero conto che non stava in piedi. C’erano pure delle telecamere, da quelle parti, e non avevano “visto” nulla. Tuttò è crollato quando le indagini su certi “sospetti” hanno escluso qualsiasi tipo di coinvolgimento. E così è crollato pure il resto.
Resta il dramma di una donna tormentata e così tanto in difficoltà da fingere di essere la vittima di uno stupro feroce, ma la collettività ha il diritto di sapere che quel giorno non è andata così come sembrava.
Dopo quell’episodio era nata una sorta di psicosi, tra chi lavora o abita nella zona. Soprattutto per le donne. Il tempo e l’acume degli investigatori hanno contribuito a riportare un po’ di serenità.
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