Firenze, 25 febbraio 2012 - “Signore Dio, nella semplicità del mio cuore lietamente ti ho dato tutto. E ho visto il tuo popolo, con grandissima gioia, riconoscere l’esistenza come offerta a te. Signore Dio, salva questa disposizione del loro cuore”. (Liturgia ambrosiana)
Nel settimo anniversario dalla morte di don Luigi Giussani (1922-2005), fondatore della Fraternità di Comunione e Liberazione, don Julián Carrón, attuale presidente del movimento ecclesiale, ha presentato al card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano (diocesi di Giussani), la richiesta di apertura della sua causa di beatificazione e di canonizzazione. La richiesta è stata inoltrata il 22 febbraio 2012, giorno dell’anniversario e festa della Cattedra di San Pietro, attraverso la postulatrice nominata dal don Carròn: la professoressa Chiara Minelli, docente di Diritto canonico ed ecclesiastico nell’Università degli Studi di Brescia.
Educazione alla fede della persona e testimonianza cristiana nel mondo sono i pilastri della fraternità di Comunione e Liberazione che ha celebrato anche a Firenze, nella basilica della Ss. Annunziata, il 30° anniversario del riconoscimento pontificio e, al tempo stesso, il ricordo della scomparsa del fondatore. Uno sguardo e una voce piena di entusiasmo quella di don Giussani, il cui carisma attrattivo – è stato ricordato nella liturgia celebrata dall'arcivescovo Giuseppe Betori - “diventi ogni giorno rinnovata responsabilità per il destino nostro e di tutti i fratelli uomini nella irriducibile fedeltà alla Chiesa dentro le vicende liete e drammatiche della storia”. Credere, ha detto l’arcivescovo, non è mettersi al sicuro, non è chiudersi in una calda protezione, ma “essere esposti a un confronto in cui occorre impegnarsi a far brillare la forza della verità. Non si tratta di mettersi in un atteggiamento di opposizione a qualcuno o a qualcosa, ma di una espressione di amore alla verità, da servire con sacrificio e con coraggio”, con linearità di atteggiamenti e di comportamenti, con “una solidità di orientamento e di scelte”. “La Chiesa – ha sottolineato Betori - anche quella fiorentina, è grata al Signore per il dono di don Giussani e di voi tutti”. Della testimonianza di Cl, particolarmente in questo momento storico, “il mondo ha estremo bisogno, per ritrovare le ragioni ultime del proprio vivere, sperare, costruire, sia a livello personale che a livello sociale”. Occorrono uomini che, “trasformati dall’incontro con il Signore e vivendo una vitale appartenenza a lui nella Chiesa, infondano una nuova linfa all’interno del corpo sociale”. Al termine della liturgia a Betori auguri ed espressioni di festa per la sua creazione a cardinale
Cl arriva in Toscana, a San Sepolcro, nella seconda metà degli anni ‘60, mentre a Firenze decolla nel ’72, con un gruppo giovanile guidato da don Silvano Seghi, allora curato di Santa Maria al Pignone, oggi parroco di San Michele a San Salvi e responsabile regionale di Cl. Fecondo, successivamente, il rapporto prima con monsignor Enrico Bartoletti, dal ’72 al ’76 segretario della Conferenza episcopale italiana, e poi con il cardinale Giovanni Benelli, che aveva conosciuto il movimento come sostituto alla Segreteria di Stato in Vaticano. Pochi mesi dopo il suo rientro a Firenze, la comunità fiorentina di Cl si reca a Roma – siamo alla fine del ’77 - in udienza nell’Aula Nervi, dove ascolta l’unico discorso pubblico rivolto a Cl da Papa Paolo VI: “Siamo molto attenti all’affermazione che andate diffondendo del vostro programma – dice loro Montini – del vostro stile di vita, dell’adesione giovanile e nuova, rinnovata e rinnovatrice che vi dà l’ambiente cattolico in Italia”.
Michele Brancale
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