Firenze, 24 maggio 2012 - GENTILE DIRETTORE, una piccola protesta per come i giornali hanno trattato la notizia di Sarah West, la prima donna a guidare una nave da guerra nei 450 anni di storia della Marina militare britannica. Nei titoli i giornalisti si sono soffermati sugli aspetti di gossip più che sulle qualità che indubbiamente avrà questa signora, militare di carriera. Hanno scritto che è bella, che è bionda, ma poco della sua esperienza. E’ un segno di come siamo ancora molto lontani da una effettiva parità tra donne e uomini in tutti i settori di attività, compreso l’ambito militare.
Anna C., Firenze
Risponde il vice direttore de La Nazione Mauro Avellini
CARA ANNA, la sorpresa con cui la stampa internazionale ha accolto la notizia della promozione di Sarah West è solo di tipo statistico. Non era mai successo che una donna salisse al comando di una «fregata». Al massimo erano «dragamine». Non mi pare di cogliere altre sfumature fuori dal biondo. L’esperienza maturata in Iraq e in molti altri teatri di guerra semplicemente deve aver convinto la Royal Navy, tutt’altro che sessista, visto che reclutava donne fin dall’inizio del secolo scorso. Il principio di non discriminazione fondato sul genere, per fortuna è ben radicato nella nostra cultura. Un po’ meno nelle cose, è vero. Ma prima di curiosare Oltremanica occupiamoci delle nostre opportunità, non sempre pari. Cominciando a guardare se le donne in Italia debbano rinunciare alla famiglia per far carriera e viceversa, se esiste un divario di retribuzione con gli uomini, se l’accesso alla formazione è garantito a tutti, se c’è una partecipazione equilibrata ai processi decisionali. Qui sì che c’è da stare sull’attenti.
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