Firenze, 29 giugno 2012 - Si alzano dal letto, si stiracchiano un po’, colazione, una bella spazzolata, un po’ di moto in giardino, poi la cravatta e via, in macchina verso il lavoro. Comincia così la giornata tipo di quattro ‘dipendenti speciali’ dell’ospedale pediatrico Meyer. Il fatto che il letto in realtà sia una cuccia, la colazione sia a base di crocchette, la cravatta sia un collare sono solo dettagli. Muffin, Budino, Cannella e Gioia svolgono il loro lavoro spesso meglio di tanti esseri umani.
Questi quattro cani (due labrador e due meticci) sono gli addetti alla pet therapy per i piccoli pazienti del Meyer. Il loro compito è di grande responsabilità: devono portare divertimento, autostima, voglia di andare avanti e tanti sorrisi tra i corridoi dell’ospedale dei bambini.
Insieme alla loro padrona e addestratrice, Francesca Mugnai, presidente dell’associazione onlus Antropozoa, ormai svolgono questo importante lavoro da dieci anni, unico ente a lavorare in maniera costante in Italia all’interno di un istituto sanitario pubblico.
“Spesso le terapie tradizionali, necessarie e di primaria importanza – spiega Francesca - si trovano a fare i conti con la poca motivazione o interesse del paziente a progredire. L’animale molte volte è un “leva motivazionale” importante per un bambino: operare insieme al cucciolo significa giocare con lui. È compito dello specialista utilizzare questa motivazione per un dettagliato e rigoroso programma educativo e/o riabilitativo”.
Gli effetti positivi sono numerosi: “Sono verificati sull’area della socializzazione (depressione, autismo, disturbi generici dello sviluppo), sull’area cognitiva (bambini con disturbi psichiatrici e neurologici), emotiva (bambini con difficoltà di adattamento, disturbi dell’apprendimento) e motoria (bambini con problemi neuromotori). I piccoli con difficoltà ad aprirsi possono trovare nello specialista in pet therapy una figura di riferimento che si adopera opera insieme a un compagno particolare. Altro settore è quello della riabilitazione motoria con l’animale in cui il cane oppure il cavallo fungono da importante motivatore al recupero psicofisico. Per questo il percorso coterapeutico con gli animali può essere applicato in varie patologie, incluse quelle psichiatriche, nell’Alzheimer, nella disabilità, ma anche semplicemente per qualsiasi necessità di socializzazione”.
Il gruppo Antropozoa è costituito e collabora attivamente con professionisti specializzati con conoscenza ed esperienza nel campo delle scienze psicologiche educative e riabilitative e specialisti del mondo animale.
Opera con circa una ventina di cani, di diverse razze e molte altre specie animali, quali asini, caprette altri animali da fattoria e sta ultimando la realizzazione di una ‘therapy farm” a Castelfranco di Sopra, ha docenze in alcune università italiane, organizza corsi di alta formazione per nuovi operatori del settore.
“Il nostro lavoro all’interno del Meyer – spiega ancora Francesca – si svolge due giorni a settimana -. I cani sono addestrati con un metodo particolare per interagire con i bambini e giocare con loro e sono controllati con scrupolo sotto il profilo medico-veterinario. Entrano nelle sale di attesa ma anche nei reparti, inclusa la rianimazione e l’oncoematologia. I bambini li accarezzano, li portano al guinzaglio, interagiscono con loro. Poi realizzano disegni sui loro nuovi amici a quattro zampe. E sorridono, recuperando fiducia in se stessi.
Il servizio di pet therapy è realizzato in collaborazione e con il sostegno della Fondazione Meyer, così come quello di ortoterapia: Antropozoa e Meyer hanno aperto un orto terapeutico nelle terrazze ospedaliere dove i bimbi possono fare giardinaggio, prendersi cura di un terreno, coltivare piante, un grande stimolo di cura, di socializzazione, di autostima.
Informazioni: www.antropozoa.it
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