Firenze, 10 luglio 2012 - LA PAGELLA che non ti aspetti. E’ una sorpresa scoprire che Firenze è la prima città in Europa e la seconda al mondo per appeal turistico. Non perché - distratti e orgogliosi, noi stessi, fiorentini - non ci rendessimo conto di quanto sia bella, ma perchè fra i parametri che la rivista americana Travel&Leisure - una Bibbia nel settore - ha centrifugato per incoronare il top del fascino metropolitano (il primo posto è di Bangkok), c’è anche l’ospitalità. Ora, sappiamo bene che i fiorentini hanno fama di essere cordiali come una ciabattata, per via di quel caratteraccio da lunatici che si ritrovano e per cui sono famosi.
Se sono diventati un po’ meno burberi nel giudizio dei turisti, significa che stanno vivendo una mutazione genetica, peraltro non disprezzabile. Indro Montanelli, che era un fiorentino di Fucecchio, cioè della provincia, diceva che i fiorentini, come tutti i veri toscani, sono indipendenti e non abbassano mai la testa. Nel bene e nel male. Nemmeno davanti alla principale industria della città, che è il turismo, visto spesso come una fastidiosa e ingombrante orda di invasori che si materializza a bordo di pullman e di auto pronte a scorrazzare su e giù per il centro in barba alla ztl.
Firenze invece seduce. Più di Roma (terza in classifica), New York (quarta), Barcellona (nona) e Parigi (decima). Piace per la cultura, per i beni artistici, per cibo e ristoranti, piace per i panorami e perfino i prezzi. E l’inatteso oscar consente al sindaco di specchiarsi nel bendiddio di elogi, autentici perché legittimati da un questionario fra i lettori distribuito dal dicembre 2010 al marzo scorso. Lasciamo a Renzi questa capriola di vanità, purché non si dimentichi, quando rimette i piedi per terra, di far pulire meglio le strade, che ancora qui manca l’aeroporto promesso e poi di risolvere qualche altro problemuccio che non finirà mai nelle statistiche mondiali. Da fiorentini scorbutici, non siamo mai contenti. Ma proprio perchè il celebre brontolìo di Gino Bartali («Gli è tutto sbagliato, è tutto da rifare») non nasce per caso in questa terra, è sempre meglio guardare avanti. A volte un po’ di pessimismo aiuta a essere ottimisti.
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